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Il miele? Un caro estinto
di Apitalia
 
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 Scritto da Mario Moro in data 15/11/2007
E'inutile continuare a piangere per farsi dare contributi e sovvenzioni che servono solo a produrre miele che nessuno mangia, o peggio per venderlo poi sottocosto(andate a vedere sugli scaffali i prezzi incredibili che ci sono) ai vari supermercati danneggiando chi vive veramente con l'apicoltura.
I soldi dello stato vanno usati per aumentare in Italia il consumo di miele che è forse il più basso in Europa, creando una coltura alimentare che oggi non esiste, con campagne pubblicitarie,mostre, lezioni nelle classi scolastiche, ed altro.
L'assurdo è che importiamo miele estero lasciando invendute produzioni italiane, e non è certo per il costo inferiore del miele che viene da altri paesi,ma solo per incompetenza dei produttori che non sanno valorizzare il loro prodotto... tanto poi ci sono le sovvenzioni che li salvano ...purtroppo!
Meno soldi ai soliti aprofittatori ed il mercato darà ragione ai più bravi.
Saluti apistici
Mario Moro

 
 Scritto da Giovanni Spanò in data 11/11/2007
Prima di tutto vorrei rivolgere un saluto alla redazione di Apitalia ed a tutti i colleghi produttori.
Leggendo l'articolo mi è sembrato di rivivere la mia situazione di quest'anno, infatti ispezionando gli apiari (sconfortato), la domanda che mi martellava la mente era sempre la solita: "...ma le api dove sono finite???". Prospettiva catastrofica...
Sono un produttore dell'alto Ionio reggino(Calabria), possedevo circa 600 alveari pronti per la raccolta a marzo 2007, oggi 11 novembre 2007 ne sono rimasti circa 130(debolissimi) i quali dovranno ancora affrontare il generale inverno.
Per quanto riguarda la produzione sono passato dai 200 q.li medi annui a 25 q.li.
Il problema secondo me non è la varroasi, ma bensì i cambiamenti climatici e le varie forme di inquinamento: pesticidi, onde elettromagnetiche dei cellulari e dei relativi ripetitori.
La situazione è allarmante, spero che chi di dovere possa prendere atto di quanto sta accadendo, in modo responsabile, altrimenti noi produttori saremo costretti ad alimentarci con qualche kg di miele della nostra misera produzione perchè da qui a poco non avremo i soldi neanche per l'acquisto del PANE...
GRAZIE!
 
 Scritto da Renato in data 08/11/2007
Cosa è che non va? Ma come abbiamo fatto a non vederlo sino ad ora. Non va che a rappresentarci siano individui che fanno solo i loro intereessi. Qualcuno di loro fa l'apicoltore, qualcun altro no, i presidenti di molte associazioni neppure sanno cosa è l'apicoltura. Soldi, soldi e basta. E' il momento di dire basta. Sommergiamo le autorità di mail e diciamogli che non gli perdoneremo nulla. Propongo ad Apitalia di farsi nostra portavoce nella stanza dei bottoni. I bottoni siamo noi e vogliono metterli nell'asola loro e a noi non ci sta bene.

Renato
 
 Scritto da Gianni in data 08/11/2007
Questo blog sui problenmi dell'apicoltura è veramente illuminante. E' ora che gli apicoltori capiscano che non siamo rappresentati e del resto io non ho nessuna voglia di essere rappresentato. Le associazioni nazionali che fanno? Tirano acqua al loro mulini e che c'entra con l'apicoltura? Le autorità seguono questi signori? E allora scrivetegli mail e fategli sapere che sono i rappresentanti solo di se stessi. Basta.

Gianni
 
 Scritto da Cristiano in data 07/11/2007
Voglio fare una proposta a tutti e voglio sentire le vostre considerazioni. Io propongo Renato Garibaldi come presidente di tutte le associazioni di apicoltori nazionali. Lo propongo perchè ho letto come tutti i mesi l'intervista all'apicoltore fatta da apitalia e questo mese hanno intervistato Garibaldi un grande apicoltore di Udine, tra le altre cose è anche pronipote del Garibaldi più famoso. Tralasciando queste cose, nell'intervista dice delle cose fondamentali, lui ha le idee chiare, è schietto, parla di fare cartello noi apicoltori e non gli invasettatori o gli importatori ma noi, e credo che questa sia la strada giusta per risollevarci, eleggiamolo presidente... Non vedo altre soluzioni.
 
 Scritto da massimo in data 07/11/2007
nella mia zona (romagna) lo scorso inverno è stato tragico per il clima: troppo caldo con brevi cadute delle temperature sotto zero, alveari con 4 favi di covata a gennaio (subito abbandonati), morìe per i repentini cambiamenti di temperatura o forse per pesticidi, utilizzati in periodi in cui normalmente non c'è nè volo nè fioriture, ma la normalità non era la parola da riferirsi allo scorso inverno.
Per quanto riguarda il raccolto la mia intenzione era di produrre api: sciamature (anticipate dalla stagione) e trattamenti massicci contro la varroa in primavera, acacia pochissima (periodo brevissimo di fioritura e troppo anticipato), metcalfa zero (troppo caldo e secco), ciononostante il millefiori è stato discretamente abbondante, forse grazie al prato di medica seminato anni fa, non sfalciato e con profonde radici che non ha risentito della siccità.
Al momento la salute degli alveari è buona: ho anticipato i trattamenti tampone a luglio e ora inizio con l'ossalico; solo un paio di perdite per orfanità tardiva e non recuperabile.

 
 Scritto da Michele in data 06/11/2007
Ottima idea di Carlo, io ho gia scritto all'email indicata e l'ho anche verificata, appartiene al Capo dipartimento del Ministero delle politiche agricole e forestali, praticamente tra le tante cose che fa è anche il responsabile del settore apistico. Vorrei proporre alla Redazione di Apitalia di sollevare attraverso questo blog delle tematiche importanti e di invadere di email i responsabili del nostro settore, se non ci facciamo sentire noi in questo modo sarà molto difficile che i rappresentanti delle nostre associazioni riescano a farlo. Mi è arrivata oggi l'ultima rivista di Apitalia 11/2007 il titolo mi ha caricato molto, "UNITI PER L'APICOLTURA" grandi... usciamo da questa situazione e uniti facciamoci sentire.
 
 Scritto da Carlo in data 05/11/2007
Cara Apitalia, per essere più precisi di Giorgio vi invio queste raccomandazioni Apat precisando che sono farina del loro sacco "Come l'anno scorso, la Regione Veneto non riconosce alle Associazioni alcun contributo per l'acquisto o l'abbonamento di riviste anche se specificatamente tecniche di settore. Poichè l'APAT continua a ritenere fondamentale l'informazione e l'aggiornamento tecnico, continueremo a raccogliere gli abbonamenti a prezzi decisamente convenienti rispetto ai normali costi di abbonamento, se richiesti entro il mese di gennaio, alle due riviste delle Organizzazioni Nazionali FAI e UNAAPI e al mensile Vita in Campagna. Perchè queste riviste e non altre? Recentemente il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali non ha avuto dubbi nell'individuare le Organizzazioni Nazionali che rappresentano l'Apicoltura Italiana e ha indicato senza equivoci le due che tutti conosciamo: FAI e UNAAPI. Le rispettive riviste “Apimondia Italia” e Lapis”, magari con qualche diversa sfumatura - ma questo è il bello dell'informazione libera e democratica, offrono un'ampia, esauriente e approfondita informazione tecnica ed organizzativa, propongono tutti gli aggiornamenti legislativi e fiscali utili all'Apicoltore. Entrambe annoverano, fra gli autori che collaborano nella stesura degli articoli e dei suggerimenti delle tecniche apistiche, quanto di meglio ed autorevole esiste fra i ricercatori, gli Apicoltori e gli esperti del settore".
E' chiaro nel mondo democratico c'è libertà di idee e si può scrivere ciò che si vuole, ma l'autoproclamazione senza realtà a cosa vi fa pensare? Ora il ministero riconosce riviste e solo due associazioni, io tanto per fare un esempio sono iscritto ad un'altra. Il ministero lo sa tutto questo? Io penso di no, quindi penso sia il caso di informarli su quanto si fa in loro nome. Invito tutti gli argonauti di Apitalia a spedire mail di protesta al seguente indirizzo: dipos.capodipartimento@politicheagricole.gov.it

Carlo
 
 Scritto da Giorgio in data 05/11/2007
Ho letto la circolare APAT dove si invitano gli apicoltori a rinnovare gli abbonamenti alle riviste, perfino con l'UNAPI, mentre si sconsiglia, si legge fra le righe, L'Apitalia. Certo il trasformismo è qualcosa di incredibile. Se non ci fosse da piangere bisognerebbe mettersi a ridere per giorni e giorni. Ma dove è la dignità di questi signori, forse stanno messi proprio male. Per quanto mi riguarda voglio Apitalia, è la mia preferita. O qualcuno in Veneto ha qualcosa da obiettare? Sui Colli o sui monti si respira un'altra aria? Credere nelle favole è bello, ma foderarsi la testa di prosciutto non porta da nessuna parte. Adesso il ministero riconosce anche le riviste? E loro sono associazioni riconosciute? Ma da chi? Per fortuna che c'è stato Basaglia... Per favore rispondete a questi mitomani.

Un abbraccio

Giorgio
 
 Scritto da Ferdinando in data 31/10/2007
Caro Adelmo, hai proprio ragione così come credo abbiano ragione quelli che ci hanno preceduto in questo bel dibattito che si sta sviluppando via internet. Ad Apitalia va riconosciuto il merito di aver avviato questo dialogo fra noi che ci spinge a tirare fuori il nostro pensiero. Ce n'era bisogno visto che le nostre idee sono filtrati da quanti si autoproclamano nostri portavoce. Ma quali portavoce, sono delle varroe. Dobbiamo pensare a un trattamento pesante, tutto chimico, per liberarcene. Magari ci sarà la possibilità di liberarcene per sempre. Credo giusto che Apitalia decida di schierarsi con gli apicoltori, accettando di diventare anche la loro voce di protesta. Basta con inutili mediazioni.

Ferdinando
 
 Scritto da Adelmo in data 31/10/2007
Io credo che l'apicoltura abbia bisogno di autonomia. Non abbiamo bisogno di protezioni pseudo associative. Ho 10 arnie, sono giovane, e vorrei che l'apicoltura diventasse per me un mestiere. Ma con tante varroe associative credo sia dura. Chiedo a voi di Apitalia di prendere posizione. Ce lo dovete.

Adelmo

 
 Scritto da Giovanni in data 31/10/2007
Mentre in apicoltura ci si azzuffa le api continuano a morire. In realtà ci comportiamo come la politica, parole vuote e che non hanno nessuna forza. Ciascuno guarda il suo ortcicelli pensando di avere a disposizione ettari e ettari, Cisì abbiamo associazioni che si credono chissà che e invece...
Speriamo bene.

Giovanni
 
 Scritto da Piergiorgio in data 25/10/2007
E' deprimente, si parla, si discute, si fanno incontri e convegni senza alcun senso, vedi l'ultimo sul garda, sono rimasto senza parole!!! Io vedo il futuro in questo modo, gli apicoltori non ci saranno più anche perchè le api stanno morendo tutte e le organizzazioni e la ricerca non muovono un dito, forse per totale incapacità, ma purtroppo la poltrona in Italia non la molla nessuno. Il prezzo del miele ci sta spezzando le gambe e quindi è inutile che vado avanti in questa discussione credo di aver detto tutto, con il millefiori a 1,50 euro dove andiamo? meglio cercarci un'altro lavoro. Quindi, il futuro sarà questo: avremo fantocci, come lo sono e lo sono sempre stati che continueranno ad organizzare incontri e convegni, ovviamente dovranno trovare del pubblico, altrimenti non possono continuare a rubare soldi nostri, cioè degli apicoltori, a regioni, province, comuni ecc… La soluzione? chi meglio di un bel pubblico di comparse!!!
 
 Scritto da Leonardo in data 25/10/2007
Dobbiamo farla finita con il vecchio. I soldi devono andare agli apicoltori direttamente, non abbiamo bisogno di mediazioni. Se dopo tanti anni di mediazioni questo è il risultato non credo sia proprio un granché. In un periodo in cui la casta politica è sotto accusa ed è in crisi la rappresentanza bisogna fare pulizia anche in apicoltura. Potremmo usare delle api che li propolizzano, così non potrebbero più uscire dal luogo dove sono stati propolizzati. Sì è un servizio che sarebbe bello se riuscissero a fare veramente le api.

Leonardo
 
 Scritto da Egidio in data 25/10/2007
Capisco la posizione di Apitalia che non vuol calcare la mano, ma sappiamo tutti quale è l'oggetto del contendere. Ci sono personaggi che girano da tempo, si sentono dei grandi statisti, mentre non sanno di soffrire della Sindrome di Napoleone.

Egi
 
 Scritto da Apitalia in data 24/10/2007
Avvertiamo il disagio degli apicoltori su cosa sta succedendo. Comprendiamo le legittime riserve su cosa non va e sull'associazionismo. Si parla di movimenti poco chiari, manovre. Gli apicoltori ci chiedono dove vanno a parare? Possibile che l'apicoltura assomigli tanto alla prima repubblica? Comprendiamo, ma siamo un organo di informazione e per moderare il dibattito abbiamo bisogno, scusatecene, che anziché usare metafore facciate dei nomi ben precisi. Anche se abbiamo perfettamente capito, la trasparenza dell'informazione ci richiede che pronunciate chiaramente dei nomi. L'omnia munda mundis è di Don Abbondio, il pavido curato dei Promessi Sposi, che per non sposare Renzo e Lucia si trincera dietro il latinorum.

Redazione di Apitalia
 
 Scritto da Antenore in data 24/10/2007
Capisco lo sfogo di Federico, ma queste operazioni di bassa lega dei galletti che futuro vuoi che abbiano. Non si può impedire a chi sceglie di farlo di praticare la comunella. Del resto la comunella è tipica delle bambine all'asilo nido e ai primi anni delle elementari: questa la dice lunga sull'intelligenza su chi la pratica da adulto. Al terzo galletto, quello brutto, raccomando che è meglio non mischiarsi con chi poi tanto bene non ha fatto all'apicoltura. Così per il terzo galletto forse è il caso di farsi avanti da solo, portando avanti quello che gli altri galletti non si sono mai sognati di attuare. E' un vantaggio. Poi, il brutto anatroccolo in realtà era un bel cigno.

Antenore
 
 Scritto da Federico in data 24/10/2007
Apicoltori, sentiamoci innocenti perché lo siamo. Le nostre responsabilità per come stanno andando le cose sono praticamente zero. E' l'Associazionismo che non va. Prima c'erano due galletti che si azzuffavano sempre, ora fanno le cose insieme. Per anni si sono beccati, ora si stanno trasformando in due colombe. Ma un po' di serietà, signori! Poi, i due galletti dicono che il terzo galletto è brutto e cattivo, quindi non vogliono giocare con loro. Ma dove credono di andare così? Ciò dovrebbe essere chiaro a tutti, ma ad Apitalia chiedo di scendere in campo su questo tema, con questi giochi da bassa politica. Fate qualcosa, cambiate il meccanismo o l'apicoltura finirà.

Federico
 
 Scritto da Giorgio in data 23/10/2007
Caro Elvezio, hai perfettamente ragione. Quello del miele è diventato un affarone per pochi: i cosiddetti politicanti dell'apicoltura che si fanno i fatti propri, parlano in nome nostro e ce lo mettono...magari non mangiano neppure il miele. Sembra che adorino l'ape e poi parlano di agopuntura e per farla si dimenticano di dire che uccidono centinaia di api. Sento già le giustificazioni: l'ape campa poco più di un mese. Se invece finiscono il miele comprano quello cinese a 0,70. Che schifo. Non occorre riformare solo la politica ma anche l'apicoltura.

Giorgio
 
 Scritto da Elvezio in data 23/10/2007
Sto seguendo con interesse il dibattito che si sta svolgendo fra noi apicoltori sul tema Il miele un caro estinto. E vorrei fare due considerazioni. Ha ancora un senso parlare in modo sterile di Miele Italiano? Con ciò non voglio dire che sia un tema da sottovalutare ma non si riuscirà certo a farlo apprezzare sui mercati riempiendosi semplicemente la bocca con queste due parole. Innanzitutto occorre risolvere un paio di questioni dalle quali dipende il nostro futuro. Il miele cinese costa 0,70 al chilo e per il nostro ci vengono offerti prezzi da fame. Se continua così perso che l'apicoltura italiana chiuderà bottega. Sugli antibiotici nessuno fa niente, i metodi della politica sono entrati a livello associativo e allora tutto sta fermo e come se fossimo immobilizzati in una tela di ragno. L'unico modo per uscirne è di scavalcare questi ostacoli che ci fanno segnare il passo attuando altri metodi decisionali.

Elvezio
 
 Scritto da Goffredo in data 18/10/2007
Vorrei rispondere a Luca in merito alla questione che pone su latte e avvelenamenti. Purtroppo le cose non stanno proprio così. Si raccomnda di bere latte o anche l'albume d'uovo, la chiara, se si sono ingerite delle sostanze tossiche. La ragione sta nel fatto che le sostanze grasse, ed il latte lo è, rallentano l'assimilazione dei nutrienti e quindi fanno entrare in circolo i tossici più lentamente. In parole povere, sarebbe possibile un più tranquillo trasporto in ospedale. Ma attenzione, non è così certo che la cosa funzioni: molti ricercatori affermano che la trovata potrebbe essere addirittura controproducente. Quindi, niente latte alle api.

Goffredo
 
 Scritto da gallina fabio lorenzo in data 17/10/2007
Salve sono Fabio è un anno che per hobby ho le api. Ho sentito tanti apicoltori della mia zona che c'è un macello di moria di api, la maggior parte di loro per causa della varroa. Penso che la a causa sia un pò per il cambiamento climatico e un pò perchè la varroa si è resa immune ai trattamenti che si fanno. Comunque dobbiamo sostenere e dargli un pò più di valore a questo settore.
 
 Scritto da Luca in data 08/10/2007
E' da un solo anno che mi "diverto" con le api e quindi ho pochissima esperienza.
Leggendo quì e lì tra gli articoli e i commenti ho notato che una delle cause principali di moria delle api è l'utilizzo di prodotti chimici in agricoltura.
Ora mi viene in mente una cosa: ricordate le nonne che dicevano di bere latte quando si ingeriva qualcosa di potenzialmente velenoso? Bhè sarà assurdo ma io la domanda la faccio.
Fare bere latte alle api potrebbe proteggerle dagli agenti chimici?

 
 Scritto da Marco in data 05/10/2007
Volevo agganciarmi ai discorsi o critiche fatte in questo blog dagli apicoltori, in particolare volevo sapere che fine ha fatto questa fantomatica terza associazione apistica chiamata "ANAI". Le altre due associazioni già esistenti sappiamo tutti quello che fanno e quello che hanno fatto, ma questa ANAI che si proponeva di portare avanti nuove idee, nuove soluzioni, che sembrava dai propositi iniziali intraprendere una strada diversa per gli apicoltori, dove si è nascosta, cosa dice e sopratutto cosa sta facendo? Non per far polemica, ma a noi che facciamo apicoltura le api stanno ancora morendo, anzi muoiono sempre di più, casse vuote e poco miele, dove andremo a finire? Seguo sempre i vari siti di apicoltura con tutte le notizie che escono ma è un bel po' che l'ANAI non la sento più parlare, se qualcuno ne ha notizia mi faccia sapere.
AAA CERCASI ANAI...
 
 Scritto da Luca in data 05/10/2007
Grazie federico, il tuo contributo è servito ad aprirmi gli occhi sulle dispute apistiche che non portano da nessuna parte. Qui si organizzano Convegni su temi vuoti e intanto le api continuano a morire. Tutti manifestano una farisaica passione per l'ape ma in realtà non gliene frega niente a nessuno. Certo le api finiranno in una riserva e noi apicoltori ce la prenderemo in c... e qualcuno si riempirà le tasche di finaziamenti per organizzare incontri vuoti e contro i nostri interessi. Quando si parla di riserve è meglio che qualcuno si faccia da parte, anche perché se l'ape finirà in una riserva i "Giorni del miele" si chiamerà la "Fiera dell'Antenato"

Augh
 
 Scritto da Federico in data 05/10/2007
Sono incazzato, sono incazzato con una associazione apistica nazionale alla quale vorrei dire: ma che cazzo Fai? E vengo aifatti. Questi vorrebbero chiudere l'ape in una riserva, in un parco,in una bottiglia. Di riserve e parchi mi ricordo quelle indiane, tanto per intenderci quelle dove i gringo avevano rinchiuso i pellerossa. Non mi risulta che per i pelle sia andata a finire tanto bene. Suvvia occupatevi di cose più serie, invece di pensare all'ape in una riserva pensate a salvarla dalla moria che la sta decimando. Basta con la prosopopea e i palloni gonfiati. Mi stanno morendo le api e voi che Fate?
 
 Scritto da Sergio in data 03/10/2007
Dato che quest'anno di miele ne ho prodotto assai poco, del resto la situazione della Toscana non è delle più rosee, mi domando: ma possibile che degli apicoltori non importi niente a nessuno? Tanti predicozzi inutili perché pensano che siamo brutti e cattivi ma niente di fattivo per aiutarci nel lavoro. Con la 797 ci fanno un poì di elemosina, molti che si ergono a nostri paladini parlano in nome nostro e sempre in nome nostro fanno i loro interessi. Ora visto lo schifo faccio una proposta agli apicoltori che mi leggeranno. Perché non ci organizziamo per conto nostro? Perché non lanciamo un tam tam nazionale attraverso il quale nominiamo dei rappresentanti , una delegazione che vada a parlare per conto nostro alle Istituzioni su precisi punti stilati da noi tutti? Una volta finita l'opera la delegazione si scioglie.

Sergio
 
 Scritto da Ulderico in data 03/10/2007
Navigando nel sito ho visto che propagandate la Campagna liberi da Ogm. Bravi, questo è il vero pericolo. Un pericolo insidioso e subdolo che rischia di far tabula rasa delle api. Forza e coraggio.

Ulderico
 
 Scritto da Settimio in data 03/10/2007
Tutti ce l'hanno con noi apicoltori, tutti ci chiedono qualcosa e ci incolpano. Non dobbiamo usare gli antibiotici, non dobbiamo utilizzare porcherie in alveare. Tutti pronti a farci la predica. Ma perché non fanno altrettanto con quei comparti agricoli che ammorbano acqua, aria e terreno di un miscuglio mefitico di chimica?

Settimio
 
 Scritto da Gianni in data 03/10/2007
Ha ragione Pietro, le morie vengono fuori per un connubio di varroa e trattamenti. Ho le api in Umbria e negli ultimi anni la situazione è notevolmente peggiorata. Le perdite ormai si aggirano intorno al 50%. Per me c'è poca attenzione da parte delle autorità che sottovalutano un problema enorme. Del resto i trattamenti non fanno male solo alle api ma finiscono anche sui cibi che consumiamo ogni giorno, semplicemente le api sono più sensibili di noi ai veleni. Io credo che sia duro sconfiggere il lobbismo dei farmaci. Qualcosa di clamoroso bisogna metterlo in atto o ci facciamo venire delle idee di difesa o il nostro mestiere scomparirà.

Gianni
 
 Scritto da aloisio pietro in data 03/10/2007
Nel mese di aprile, sulla fioritura degli agrumi, le api arano salite numerose a melario.
Dopo qualche giorno le api salite a melario sono scomparse.
La stagione apistica si è trascinata in modo altalenante.
Pochi degli sciami preparati in primavera sono riusciti a superare i tre telaini.
Oggi gran parte delle famiglie sono in condizioni disastrose, su due telaini.
Penso che questa situazione sia stata determinata in primavera da trattamenti e che la varroa ha completato l'opera.
 
 Scritto da Marco in data 02/10/2007
Ragazzi, finalmente ho capito. Questi ci hanno preso in giro per anni. Sul prezzo del miele le Associazioni che hanno fatto? Sulla moria di api che hanno fatto? Sulla produzione che hanno fatto? E potrei continuare all'infinito. Poi, questa mattina sentendo una intervista alla FAI su una radio Australiana(?) che trasmette in Italiano ho capito. C'era uno (non uso altro termine perché se usassi il vero nome ci sarebbe da piangere) che straparlava di Ligustica: Ma questo tipo che forse un'ape non l'ha mai vista si è accorto che le api muoino? S'è accorto che forse non produrremo miele e avremo la Ligustica ma consumeremo miele cinese. Magari avremo la Ligustica nei Parchi, ce ne è unaltra che blatera di ciò ma un'ape non l'ha mai vista neppure lei, ma non più miele italiano: così faremo i sigilli di qualità miele cinese. Ci sarebbe da citarli. A tor Vergata dicono che il miele di parchi ha componenti non presenti nei mieli di bosco o pianura: forse è giunto di far fare l'esame ai professori.

Che mondo!

Marco
 
 Scritto da Goffredo in data 02/10/2007
In un mondo globalizzato, per noi che abitiamo in Italia europeizzato c'è chi è ancora protezionista e lobbista. La Ligustica è una ottima ape: Mi domando perché la Carnica dovrebbe essere inferire? Come dire che un lupo italiano è superiore a un lupo canadese: Ma chi l'ha messo in testa a questi post Hitleriani che la storia e l'evoluzionismo si leggono così? Qualcuno che si riempie la bocca di Ligustica ha mai letto Darwin o è un creazionista? Perché se il mondo l'ha creato Dio, come io credo, ma che differenza vuoi che ci sia fra una ape italiana o una spagnola. Mi pare, come ho già accennato, che a parlare di superiorità di una razza sulle altre sia stato, qualche tempo fa, un Cancelliere tedesco. Una idea così grandiosa che ha prodotto i forni crematori. Imbonitori da quattro soldi qui c'è da difendere l'ape, c'è da far fuori la chimica sui fiori quando ci vanno le api. Che me ne frega come si chiama la mia ape se puoi muore e non mi fa produrre come quest'anno. L'ape può estinguersi e dobbiamo difenderla da qualsiasi parte provenga. Se sopravvive solo l'ape italiana l'apicoltura non ha futuro. La FAI se ne rende conto? Un momento, forse mi sbaglio, mi sembra di aver letto che la Bayer era tra gli sponsor di Apimondia in Australia e mi sembra, lo trovo scritto su alcuni giornali apistici, che la Bayer produca molecole che non fanno proprio bene all'apicoltura. Ma che passione per l'ape non ve ne frega proprio niente, almeno Apitalia non si riempie la bocca di vuoti programmi e mi permette di esprimere la mia.

Grazie e scusate lo sfogo ma quest'anno di miele ne ho visto ben poco anche se lavoro con la Ligustica.

Goffredo
 
 Scritto da Carlo in data 02/10/2007
Veneto, come dire il trionfo della Chimica, quella con la C maiuscola. Perché come ha scritto Massimo Ilari in un suo editoriale qui sparano con il cannone sulle piante mentre sarebbe sufficiente un semplice tiro di cerbottana. Qui come ha documentato Apitalia sparano sulle piante con gli elicotteri nel totale silenzio delle associazioni locali, salvo alcuni distinguo come ha documentato la Rivista. Da noi, in Italia, il presidente della FAI continua a riempirsi la bocca con l'ape Ligustica, blatera di accordi con l'Australia e sul resto non fa un bel nulla. Apicoltori vi rendete conto che la chimica e gli Ogm uccideranno l'Apicoltura? Basta parlare di cose senza senso, è il momento di crescere e di strafottercerne di un apicoltura FAI targata Confagricoltura, quella del latifondo, tanto per intenderci.

In nome dell'ape, comunque si chiami.

Carlo
 
 Scritto da gianni in data 02/10/2007
Caro Federico, ho letto le tue considerazioni e non posso che sottoscriverle perché ho una ventina di casse nella stessa zona. Le conclusioni che traggo sono però diverse dalle tue. Noi viviamo in una zona di noccioleti nella cui coltivazione viene usato un po' di tutto. Chimica tanta chimica, che non credo faccia bene alle api. Magari le api non sono rientrate a casa perché sono morte nei loro voli di bottinatura.

Gianni
 
 Scritto da Federico in data 02/10/2007
Ho le api nella zona di Viterbo. Sono hobbista, conduco 9 alveari e questo la dice già lunga sul fatto che mi dedico loro assiduamente. In pratica mi attengo a tutte le regole di buona prassi igienica, faccio i trattamenti quando è necessario ricorrendo a farmaci dolci. Insomma, pensavo che le mie api fossero sane. Poi, la sorpresa. Qualche giorno fa, mi reco in alveare e scopro la triste verità: quattro casse completamente vuote e intorno nessuna ape morta, come a dire presumo che la scomparsa delle api non sia da mettere in relazione a casi di avvelenamento. Penso che in questo caso i neonicotinoidi c'entrino ben poco. Forse la causa della moria potrebbe essere fatta risalire al clima: nella zona non piove da oltre tre mesi. Comunque, sentendo i colleghi apicoltori loro parlano di tre quinti del patrimonio apistico che se ne sta andando in fumo.

Grazie per l'iniziativa.

Federico
 
 
 
 
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