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 I COMMENTI DEI LETTORI - 25 commenti tot.
Le api a rischio estinzione
di Massimo Ilari e Alessandro Tarquinio
 
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 Scritto da patrizia in data 22/05/2007
Vi chiedo di prendere una iniziativa efficace affinchè il problema sia noto a tutti, l'informazione deve superare la stampa specialistica e arrivare ai mass media e denunciare la latitanza delle istituzioni preposte. Non è un problema di categoria, riguarda tutti.
Sono solo una bibliotecaria, ma questo problema mi sta davvero a cuore.
 
 Scritto da Carlo Ripa in data 21/05/2007
Inviterei tutti a leggere l'analisi fatta dalla Coldiretti, la notizia è presente sulle attualità di Apitalia. Il problema è molto grande, i governanti dovrebbero cominciare a rendersi conto che il problema non è soltanto che non si mangerà più miele ma arriveremo a non mangiare più niente, dalla carne, come spiega la Coldiretti a tutte le colture orticole. Dimenticavo, che scemo, ci sono sempre gli OGM... Che bel futuro!!!
 
 Scritto da Mario Bertoni in data 10/05/2007
Dobbiamo fare delle grandi aree esenti da campi elettromagnetici, i pesticidi sono sempre stati utilizzati, negli anni 70 forse anche in maniera più indiscriminata, la differenza reale tra ieri e oggi è propio l'inquinamento elettromagnetico che è 1000000 di volte superiore a quello naturale terrestre, il problema non riguarda solo le api ma anche l'essere umano. Chiedete a un tecnico cosa succede se sale su un tetto di un palazzo con un'antenna accesa? La cosa minima è che ha una sensazione di ubriachezza e confusione, quello che oggi giorno molte persone hanno, purtroppo ci siamo abituati ad una tecnologia dannosissima per la salute con effetti immediati e futuri (vedi aumenti vertiginosi del sarcoma della parte molle) miliardi di euro sono stati investiti per la telefonia chi sarà disposto a tornare indietro?
 
 Scritto da Roberto in data 05/05/2007
I prodotti provati e trovati dannosi per gli insetti pronubi nello stato della Comunità Europea, dovrebbero essere vietati al commercio e immediatamente sospesi alle vendite in tutti gli stati membri.
 
 Scritto da vittorio in data 26/04/2007
Ciao, io sono un apicultore per passione, e da alcuni anni mi ritrovo ad aver le arnie completamente vuote senza api morte all'interno e piene di miele.
Ho dato colpa a molti fattori...
malattie funghinee, varroa, peste etc.. ma dalle mie analisi non ho rilevato niente di tutto ciò.
Ho il sospetto che il mio problema sia proprio legato ad un fattore non rilevabie attraverso analisi biologiche o almeno non alla mia portata; ma posso solo affermare che proprio a qualche km in linea d'aria di fronte a me' sono state installate delle antenne cellulari.
 
 Scritto da luigi s. in data 24/04/2007
Salviamo le api...
 
 Scritto da Gli Ogm stanno uccidendo le api? in data 11/04/2007
Gli Ogm stanno uccidendo le api?
Solo indizi e nessuna prova

Parametri diversi per la colza modificata e quella biologica
PIERO MORANDINI UNIVERSITÀ DI MILANO

Il professor Ames, un autorevole studioso nel campo dell’epidemiologia dei tumori, è solito raccontare una storiella che suona pressapoco così: in Germania per molti anni si è assistito ad una diminuzione del numero delle cicogne e, contemporaneamente, ad un calo nelle nascite, e per questo motivo potremmo concludere che le cicogne portano i bambini. L’errore nel ragionamento sta nel confondere coincidenza e causalità. Nel caso delle cicogne l’errore è evidente, perché tutti sanno che i bambini vengono al mondo in modo diverso. In altri casi, mancando un’evidenza chiara, possiamo essere fuorviati dalle coincidenze, ma una mente onesta si chiede sempre se altre cause possano spiegare ciò che si osserva.

Un esempio edificante riguarda la recente notizia delle api che si rifiutavano di visitare i campi di colza geneticamente modificata, ma abbondavano in quelli di colza biologica e, seppur con minor frequenza, anche in campi convenzionali. Innanzitutto la notizia era riportata da un’associazione di consumatori di cibi biologici e non da una società scientifica. Ne sono scaturiti commenti allarmati (peraltro solo in Italia) ed accuse all’agricoltura industriale, mossa dal profitto (i contadini nostrani, è ovvio, coltivano solo per diletto e non fanno profitti).

Cicogne e bambini
La modificazione genetica è dunque la vera causa del rifiuto oppure le api stanno agli Ogm come le cicogne stanno ai bambini? Esaminando la pubblicazione scientifica dove sono riportati i dati incriminati, si scopre innanzitutto che sono state usate specie e varietà diverse tra campi biologici, convenzionali e altri con Organismi geneticamente modificati.

I campi, inoltre, erano in contesti agricoli diversi come diversi erano le dimensioni ed i regimi colturali: ad esempio il biologico non era trattato con erbicidi e pesticidi e questo aumenta la quantità di piante infestanti e di insetti. Viene da chiedersi se queste differenze possono influenzare la frequenza con cui le api visitano i diversi campi. Appare plausibile, infatti, che le api raccolgano nettare e polline da molti fiori, preferendo dunque visitare campi ricchi di erbacce (come per quelli biologici) e snobbando i campi con poche erbacce (come quelli di colza Ogm).

Gli esperimenti
Questa interpretazione, semplice e plausibile, non è però detto che sia corretta. Possiamo metterla alla prova con degli esperimenti? Piantiamo ad esempio la stessa varietà OGM in due campi uguali, ma poi eliminiamo le erbacce solo da uno dei due; se osserviamo più api nel campo con le erbacce, possiamo concludere che sono le erbacce e non la modificazione genetica a causare il rifiuto. Piantiamo adesso un campo con colza OGM e uno con una varietà convenzionale il più possibile simile, ma lasciamo le erbacce in entrambi; se troviamo la stessa frequenza di api, possiamo di nuovo concludere che la modifica genetica è irrilevante.

In sintesi, una coincidenza non è sufficiente per accusare. Occorrono un movente e dei riscontri.

Morandini
E’ ricercatore universitario al dipartimento di Biologia dell’Università di Milano
 
 Scritto da Valentina d'Angella in data 11/04/2007
Ecatombe di api: corsa ai ripari

TRENTO. Dall'America all'Europa, negli ultimi anni le api muiono molto di più. Negli Stati Uniti la mortalità ha raggiunto addirittura il 60-70 per cento, e anche nel vecchio continente gli esperti sono in allarme: si domandano il perché e cosa fare per rimediare alla grave perdita.

Milioni di api sono misteriosamente scomparse lo scorso inverno negli Stati Uniti. Quando con l'arrivo della primavera gli apicoltori americani hanno cominciato a controllare le loro arnie, dopo averle lasciate svernare, molti di loro vi hanno trovato solo la regina e un pugno di operaie.

Stesso scenario in numerosi Stati europei, come in Spagna, Polonia, Germania, Inghilterra. Anche se la morìa delle api non raggiunge i livelli degli Stati Uniti, rimane comunque ben al di sopra della media. In Svizzera la mortalità dell'insetto è salita dal 10 per cento al 25, e gli studi evidenziano come le api senza gli apicoltori non sopravvivono neanche sull'arco alpino.

Le cause precise del loro calo numerico sono per il momento ancora sconosciute. Certo è che è necessario trovare delle soluzioni. Le api infatti sono insetti preziosissimi, fondamentali per l'ecosistema e per l'economia rurale. Moltissimi vegetali, soprattutto le piante da frutta ma anche peperoni, zucche, colza o girasoli, dipendono dalla loro impollinazione. Per questo l'aumento della loro mortalità è fonte di grande preoccupazione.

"Se non verrà ripristinata la popolazione delle api, non si possono escludere ripercussioni sulla produttività in svariati settori dell'agricoltura", afferma Theo Nicollerat, presidente della società ticinese di apicoltura.

In italia la Provincia di Trento già da anni è attenta alla salute delle api. Una legge del 1981 stabilisce il divieto di impiego di prodotti dannosi agli insetti durante il periodo di fioritura dei fruttiferi, situati tra i 500 e i 750 metri d'altezza. Quest'anno il divieto entrerà in vigore dal 14 aprile.

Ma al di là di queste misure riparatorie è importante scoprire le cause della morìa delle api e quindi trovare delle soluzioni che risolvano il probelma alla radice.

montagnatv
Valentina d'Angella
 
 Scritto da Sergio in data 10/04/2007
Alcune considerazioni premono. Vogliamo far crescere il mercato del miele fra i consumatori e poi si produce un miele che non è al top della qualità. Noi apicoltori siamo lasciati da soli e quando compaiono le malattie non sempre sappiamo fare la cosa giusta. Le Istituzioni pretendono trasparenza dagli apicoltori ma non vogliono la stessa trasparenza dai produttori di pesticidi. Gli avvelenatori di api, ambiente, consumatori sono lasciati liberi di fare quello che vogliono. Magari, qualcuno è pronto a stringere loro la mano.

Sergio
 
 Scritto da Giancarlo in data 10/04/2007
Ottima proposta da Piero, peccato soltanto che come al solito non si farà sentire nessuno, in questo periodo i presidenti delle associazioni nazionali sono troppo impegnati a spartirsi i soldi della 313, come possiamo pensare che dialoghino con noi sui problemi reali di chi fa apicoltura con le mani e il cervello. Per fortuna che c'è rimasta Apitalia l'unica a parlare e a difendere il nostro lavora e le nostre api.
 
 Scritto da Piero in data 06/04/2007
Sicuramente parlare di divisioni o inefficienze dei nostri politici e del sistema Italia è come sparare sulla croce rossa. Purtroppo ciò che succede nel grande mondo della politica è lo specchio di ciò che accade anche nel piccolo mondo degli apicoltori. Proviamo ad immaginare solo per un' attimo, come sarebbe bello, se per una volta tutta l'apicoltura italiana fosse unita almeno in questa battaglia che sta portando avanti Apitalia. Che cosa interessante potrebbe essere trovare in questi commenti, pareri e soluzioni dai presidenti delle Associazioni Nazionali, che in questi frangenti raramente prendono posizioni o si propongo di fare battaglie istituzionali per difendere le nostre api. Provo ad invitarli in questo spazio, sperando almeno in una reazione sia positiva che negativa, non importa gia sarebbe qualcosa.

Miccoli Piero
 
 Scritto da Giovanni in data 06/04/2007
Qualcuno ha definito la FAI come la più antica Associazione apistica. A roma si dice o meglio si diceva:"anticaje e petrella", a significare le pessime cose, di cattivo gusto di una volta. Il detto può essere tutto per la FAI: va in giro a dire di essere la più antica rappresentanza apistica italica (centra qualcoa Mussolini?) e allora si porta dietro tutte le responsabilità di quanto capita oggi in apicoltura. Io credo, invece, che lì non sappiano di cosa stiamo parlando, visto che si parlano addosso. Le anticaje, una volta, finivano nel...
Giovanni
 
 Scritto da Nicola in data 06/04/2007
Caro Benedetto, il mondo è capovolto. Questa classe politica è disposta, mi pare, a spendere 100 milioni di euro al giorno per stare a Kabul. Il senso? Non lo sa nessuno: si tratta solo di compiacere gli americani. Gli americani sono quelli che permettono livelli industriali di tilosina, che usano a pieni mani pesticidi, che si oppongono ad accordi sul clima. E poi si lamentano che muoino le api? Ci fanno? No, secondo me ci sono. I negozi di alimentari e i supermarket Usa sono arrivati a affiggere dei cartelli, fuori i punti vendita, nei quali affermano di non assumersi responsabilità sui prodotti posti in vendita. Resistere Resistere Resistere a questi cialtroni.

Nicola
 
 Scritto da Benedetto Bargagli Stoffi in data 06/04/2007
Mi sembrerebbe più opportuno che gli ambientalisti ed i parlamentari dei Verdi si interessassero più delle api e dei problemi ambientali che le mettono a rischio, insieme a molte altre specie animali e vegetali, piuttosto che delle missioni militari in Afghanistan.
 
 Scritto da Filippo in data 06/04/2007
La Bondi non ha torto nell'affermare che chi si rende schiavo delle molecole chimiche ha le sue responsabilità ma è altrettanto vero che mentre si dà la caccia all'apicoltore, senza averlo informato delle alternative, si lascia fare tutto alle multinazionali del pesticida. Vi sembra normale? Due pesi e due misure veramente incredibili.
 
 Scritto da Fabio in data 05/04/2007
Caro Gian Filippo è la solita storia delle 3 carte. Chi vuole mantenere il proprio potere, non fare niente ed essere compiacente con le Istituzioni tira in ballo tematiche prive di senso. E' la storia del clima. E' come Don Ferrante, nei Promessi Sposi, che crede che a portare la peste siano le stelle.
Ma buttiamo a mare questo ciarpame, faremo solo il bene dell'apicoltura.

Fabio
 
 Scritto da Gian Filippo in data 05/04/2007
all'ultimo Apimell qualcuno ha puntato il dito contro le modificazioni climatiche quale causa delle morie di api nel mondo... ma dai! E' come quella storia che asserisce che sia il metano prodotto dalle "puzze" delle vacche ad aumentare l'effetto serra... Ma vogliamo ancora nasconderci dietro un dito?!
Smettiamola di chiacchierare e rimbocchiamoci le maniche!
Il meetup mi sembra un buon primo passo.
 
 Scritto da Federico in data 05/04/2007
Il 3 aprile sono andato in Confagricoltura, quelli del latifondo e che raccolgono i proprietari terrieri, per assistere alla presentazione della Guida delle Città del Miele. Così ho scoperto che la FAI se l'è mangiata la Confagricoltura. Che fine! Però noi apicoltori che c'entriamo con il latifondo e con chi sponsorizza la chimica. Forse le Città del Miele vogliono il ritorno della monarchia? che fine, per loro. C'era anche qualcuno con il pizzo ossigenato, un convitato di pietra che sta sempre sulla stessa poltrona e non sa nemmeno cosa sia l'apicoltura.

Federico
 
 Scritto da Michele in data 05/04/2007
Sono d'accordo con Luana creiamo un movimento nazionale come i meetup di Beppe Grillo per unire gli apicoltori Italiani e le loro imprese, per abbattere il vecchio modo di pensare e agire dei monarchi apistici. Non ne possimo più, vogliamo produrre miele e venderlo con tutte le garanzie per noi le nostre api e il consumatore. Reset Reset Reset!!!
 
 Scritto da Luana in data 05/04/2007
Caro Massimo, ti ricordo dai tempi in cui in Italia prendeva piede il biologico. Eri tra i promotori del movimento bio e correva l'anno '77. Ora ti ritrovo, sono passati 30 anni, a porre delle problematiche per le quali ci eravamo tutti battuti. Nel frattempo, sono diventata apicoltrice e gestisco 300 casse. Ricordo una lezione che tenevi all'università verde di Trastevere su miele e prodotti dell'alveare. Ricordo una uditrice che vi chiedeva sorpresa se per caso le api facevano il miele per loro. Era convinta che lo facessero per noi. Ricordo il tuo sconcerto. Ricordo la tua pazienza nel risponerle. Tu in quel periodo propenevi delle manifestazioni cittadine per avere pane privo di contaminanti. Io ammiro le tue idde e ti propongo: è giunto il momento di portare in piazza gli apicoltori contro le multinazionali della chimica che poi producono schifezze. Facciamolo insieme. E' giunto il momento di svecchiare il settore da associazioni e presidenti che stanno lì da millenni solo per il proprio tornaconto. Batti un colpo, siamo pronte a seguirti.

Luana
 
 Scritto da giorgio in data 05/04/2007
Ringrazio la Bondi per il suo intervento. Si pone in una posizione equilibrata e priva di comprimissiono. E' giusto definirla super partes. Occorre colpire tutti quelli che in barba al rispetto delle api e dell'ambiente, quale che sia la loro collocazione all'interno del vivere civile, portano avanti una politica catastrofica che per fortuna è giunta al capolinea. Come dice Beppe Grillo, che ho avuto modo di leggere su Apitalia, e lo ringrazio di ciò, è giunto il momento di resettare tutto il vecchio che ci opprime e non ci consente di delineare il futuro.
In nome delle api e della libera apicoltura.

Giorgio
 
 Scritto da Luca in data 05/04/2007
Cari veterinari, voi che siete così bravi a crocefiggerci perchè non vi occupate delle case farmaceutiche che producono le sunnominate schifezze?
Luca
 
 Scritto da giuliana bondi in data 05/04/2007
L'America non è una terra promessa.
La politica che favorisce l'eccessiva liberalizzazione dei farmaci agricoli e veterinari ( a favore evidentemente delle multinazionali produttrici degli stessi) ha un rovescio della medaglia. Gli anelli più deboli della filiera animale cominciano a spezzarsi, si incrinano gli equilibri che hanno garantito sino ad ora la produzione di alimenti vegetali ed animali e mettono in forse la vita sul pianeta.
Ad ogni azione, corrisponde sempre una reazione ed un effetto, inevitabilmente.
In America le api muoiono, indice che si è superato la misura.
E' una catastrofe mondiale con cui tutto il pianeta dovrà fare i conti.
Alla luce di questi fatti ritengo vincente la politica europea che non ha mai consentito l'uso di certi prodotti in zootecnia e ne ha severamente regolamentato l'utilizzo a salvaguardia della salute degli animali, dell'ambiente e dell'umanità che ci vive.
La politica che rende schiavi delle molecole chimiche ha perduto.
Chi si è reso schiavo delle molecole chimiche ha perduto.
 
 Scritto da Giorgio in data 05/04/2007
Cara Apitalia, è proprio vero ciò che è riportato nel servizio. Sono un apicoltore di Maccarese, zona del litorale romano, qui impera Benetton, dove è dato il confidor oil, principio attivo imidacopril e alla voce nocività c'è scritto: il prodotto contiene una sostanza attiva molto tossica per le api. Ora capisco perché i miei alveari si stanno spopolando. Perché nessuno fa niente.

Giorgio
 
 Scritto da Franco in data 05/04/2007
Cara Apitalia, ti ringrazio per prenderti cura di queste cose. Finalmente si è squarciato il velo su dove occorre andare a cercare i colpevoli della moria di api. Eravamo stati messi sul banco degli imputati, tutti ci danno la caccia imputandoci nefandezze di ogni genere. Dopo questo servizio non credo sia più possibile giocare con noi. La palla è tornata nel campo dei controllori, speriamo se ne accorgano. E se non sarà così ci sarete voi a ricordarglielo.

Avanti tutta in difesa dell'ape.

Franco
 
 
 
 
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