Un'esclusiva per i lettori di Apitalia Online
[Condizioni di accesso ai contenuti di Apitalia Online]
 
[Indice degli speciali online]
 
 Scrivi il tuo commento a questo articolo!
 0 commenti disponibili     [Scrivi commento]
 
 Pratica
La tecnica della rimozione della covata in Trentino
 
di Paolo Fontana Email: paolo_api.fontana@fmach.it Valeria Malagnini Email: valeria.malagnini@fmach.it
 
L’articolo è un estratto da una pubblicazione in corso di stampa che sarà pubblicata come numero speciale di Iasma Notizie Apicoltura, un bollettino tecnico distribuito dalla Fondazione Edmund Mach. La pubblicazione, dal Conoscere e controllare la Varroa in Trentino - Contenimento dell’acaro Varroa destructor nell’ambito dell’apicoltura di montagna - ha come autori, oltre a quelli di questa nota, Gino Angeli (FEM) e Gennaro Di Prisco (Università di Napoli) e vede la collaborazione di veterinari pubblici, esperti apistici e apicoltori trentini, che ringraziamo per il loro insostituibile aiuto nella stesura di alcuni testi e nella revisione del manuale nel suo insieme. Ringraziamo, in particolare, i nostri collegi Orfeo Sartori e Livia Zanotelli che condividono con noi il quotidiano impegno nella sperimentazione nel campo dell’apicoltura e gli esperti apistici Romano Nesler e Marziano Weber
 
La tecnica della rimozione della covata con costituzione di nuclei orfani

La tecnica della rimozione della covata è talvolta denominata in modo non corretto “messa a sciame”.
La vera messa a sciame prevede la totale rimozione e sostituzione dei favi di una colonia mentre con questa tecnica, che ha lo scopo di eliminare dall’alveare i soli telaini di covata opercolata per avere solo Varroa in forma foretica e quindi ben raggiungibile dalle sostanze acaricide, prevede che vi si lascino i favi con covata giovane e, quindi, non opercolata e quelli con sole scorte.
Possono esserci differenti varianti e modalità di esecuzione ma i principi alla base di questa efficace pratica apistica per la lotta alla Varroa sono chiari e ben definiti. L’utilità della rimozione della covata, di grande rilievo nella lotta alla varroa, va ben oltre il suo principale obiettivo e se eseguita in modo corretto permette all’apicoltore di raggiungere allo stesso tempo diversi risultati:
Controllo efficace e semplice della varroa nel trattamento estivo.
Verifica post-produzione dello stato sanitario delle colonie.
Costituzione di nuove colonie ben
bilanciate.
Bilanciamento delle colonie originarie.
Produzione di nuove regine.
Rinnovamento dei telaini nelle colonie originarie.
Riduzione dell’affollamento dell’alveare dopo la rimozione dei melari.
Riduzione dei fenomeni di saccheggio estivo.
Sincronizzazione degli interventi.
Inizio delle operazioni per la predisposizione all’invernamento.
Soprattutto se abbinata alla rimozione dei melari dell’ultima produzione della stagione, la tecnica permette di evitare l’affollamento nelle colonie, spesso causa scatenante di varie patologie come quella dovuta al virus della paralisi cronica. Anche il ricambio di un consistente numero di telaini non può che avere un effetto positivo nel contenimento di alcune malattie delle api.
Anche la possibilità di aumentare il numero delle proprie colonie non è da sottovalutare, ma anche volendo contenere al minimo questo incremento, la maggior parte delle nuove colonie possono essere riunite o i loro favi smistati tra tutto l’apiario, al fine di ottenerne un positivo bilanciamento e rafforzamento. Le regine prodotte in eccesso, se ritenute valide, potranno andare a sostituire quelle vecchie nelle colonie originarie.
Da ultimo non è da sottovalutare il fatto che con questa tecnica, solo apparentemente onerosa, si ha, invece, un marcato risparmio di tempo a fronte di una efficacia molto alta.
Per applicare correttamente la tecnica si devono tenere in considerazioni questi fattori:
stato sanitario e forza delle colonie a cui viene applicata.
Produttività in nettare, melata e polline della zone dove si ubica l’apiario da trattare.
Disponibilità di un apiario isolato dove riunire i nuclei ottenuti con la covata rimossa.

La tecnica della rimozione della covata con formazione di nuclei senza api bottinatrici

Questo metodo molto semplice è applicabile anche da apicoltori poco esperti e alle prime armi.
Si procede in questo modo:
da ogni colonia si prelevano tutti i favi di covata coperti di api e si mettono in un prendisciami.
La regina è spazzolata nell’arnia.
Nelle colonie si lasciano solo i favi di scorte coperti dalle loro api (di solito 2 o 3).
Al posto dei favi di covata rimossi si mettono 4 o 5 telaini già costruiti ma privi di miele e 3 o 4 con foglio cereo.
Si trattano le colonie con Acido Ossalico gocciolato.
Si nutrono le colonie che si trovano prive di covata e con alcuni favi da costruire.
I nuclei con la covata si spostano di 50-100 metri, si lascia in tale posizione per 1 o 2 giorni (se è bel tempo, quelli fatti al mattino possono essere spostati anche la sera; mentre per quelli fatti al pomeriggio meglio aspettare la sera dopo), per permettere alle bottinatrici di tornare nella colonia originaria.
Dopo questo breve periodo i nuovi nuclei vengono trasferiti in un altro apiario per diminuire la reinfestazione e avere tutte colonie di ogni apiario nella medesima situazione.
Ai nuclei costituiti con la covata si può lasciare che si allevino una regina suppletiva o si possono inserire delle celle ottenute da un traslarvo fatto lo stesso giorno della costituzione dei nuclei.
Una variante di questo metodo consiste nell’ingabbiare la regina (in una gabbietta per il blocco di covata) inserendola nel nucleo con covata per attuare un blocco con ingabbiamento; nella colonia cui è stata rimossa la covata e la regina si inserisce una nuova regina feconda in gabbietta, ottenendo così un’ottima percentuale di accettazione perché in presenza di api orfane e del tutto prive di covata.

La tecnica della rimozione della covata abbinata alla rimozione dei melari

Quanto verrà esposto in seguito, può essere ugualmente applicato anche senza l’abbinamento con la rimozione dei melari (Fig. 1). Fondamentale sia per la rapidità di esecuzione che per la qualità del risultato finale è costituire i nuovi sciami artificiali smistando la covata opercolata prelevata da una singola colonia in più nuclei. Poiché alcuni dei telaini prelevati, secondo questa tecnica, dovranno essere coperti di api, questi potranno essere prelevati dalle colonie più forti mentre se in una colonia non troveremo la regina, potremo prelevare solo telaini “nudi”.

Come si procede: giorno 1
Giunti in apiario si dispongono, dietro alle arnie da trattare, un numero uguale o leggermente maggiore di prendisciami vuoti o con dentro un solo telaino con foglio cereo e si tengono nei pressi i telaini con foglio cereo che andranno inseriti nelle colonie e gli apiscampo. Gli alveari vengono aperti uno alla volta mentre i nuovi nuclei sono costituiti in batteria. Spostato il/i melario/i e l’escludiregina si procede all’esame del nido.
La prima operazione da svolgere è l’individuazione della regina. Trovatala si sposta all’esterno dell’arnia il favo su cui si è trovata. Se non la troviamo, ma abbiamo la sicurezza che ci sia (presenza di uova di, api tranquille, no celle reali…), possiamo prelevare ugualmente i telaini di covata. In tal caso, però, tutte le api dovranno essere sbattute nell’arnia.
Quando si prelevano i telaini di covata dalla colonia vanno tolti i telaini con prevalente covata opercolata.
Nei telaini con piccole rose di covata opercolata o con cellette di covata opercolata isolate, queste possono essere distrutte con la leva o la forchettina disoprecolatrice, lasciando quindi il favo nell’arnia. È fondamentale che un po’ di covata aperta resti nella colonia originaria al fine di evitare la soppressione della regina da parte delle operaie rimaste. I telaini di covata prelevati si distribuiscono nei vari prendisciami in base alla loro tipologia (solo covata chiusa, covata aperta e chiusa, covata e scorte, telaini coperti di api) per ottenere degli sciami artificiali ciascuno composti da 5 o 6 telaini di covata di cui almeno 2 coperti di api (Fig. 2).
Ogni nucleo deve avere, possibilmente, anche larve giovani o uova e api giovani per l’allevamento della nuova regina. I telaini con uova e larve giovani vanno posti al centro.
È fondamentale eliminare eventuali celle reali già presenti per non avere covata opercolata prima di 24 giorni. Si deve verificare e bilanciare anche la presenza di scorte nei telaini di covata. La sostituzione dei telaini prelevati deve essere proporzionata alla popolosità della colonia, tenendo presente anche il numero di melari.
Ad esempio, ad una colonia con due o tre melari e 7-8 telaini di covata rimossi possono essere forniti anche 6-7 telaini con foglio cereo mentre a colonie meno popolose i telaini rimossi possono essere sostituiti in numero minore. Asportati tutti i telaini che dovevano essere rimossi, e inseriti quelli con foglio cereo, si riprende il telaino con la regina e se anche questo deve essere rimosso, la regina può essere rimessa nel nido accostandola dolcemente a uno dei favi rimasti o scuotendo con attenzione tutte le api del favo sopra i telaini. A questo punto si pone sul nido l’apiscampo e sopra questo si ricolloca il/i melario/i. A questo punto si procede con l’esame delle successive colonie e con l’allestimento dei nuclei.

Per ottenere nuclei bilanciati senza perdere tempo
Posizionare i telaini di covata opercolata con significative quantità di scorte all’esterno, quindi, in posizione 1 e 6.
Posizionare i telaini di covata opercolata, ma anche con covata giovane e uova, in posizione centrale, quindi in posizione 3 e 4.
Posizionare i telaini di sola covata opercolata in posizione intermedia, quindi in posizione 2 e 5.
Procedendo in tale modo basta guardare la posizione dei telaini, già presenti nel prendisciami, per capire cosa manca a un nucleo in costituzione. Poiché almeno un paio dei telaini utilizzati per costituire il nucleo devono essere coperti di api è meglio scegliere quelli con covata giovane per avere un giusto numero di api nutrici per allevare la nuova regina.

Alla fine i nuovi nuclei costituiti dovranno essere trasferiti in un apiario lontano almeno 1,5-2 km dove dovranno essere i soli presenti, per evitare reinfestazione da deriva.

Come si procede: giorno 2
Il giorno dopo, si procederà alla rimozione dei melari, dell’apiscampo e al trattamento con acido ossalico gocciolato delle colonie originarie (Fig. 3). Le colonie originarie, cui sono stati prelevati i melari e molti telaini di covata ma anche con scorte, devono essere ben nutrite (2-3 kg) almeno all’inizio perché costruiscano in fretta i fogli cerei e perché devono iniziare un intenso allevamento di covata. Nei giorni successivi al trattamento con ossalico si dovrà controllare la caduta di varroa nelle colonie originarie e verificare la ripresa della deposizione da parte dell’ape regina.
I nuclei prodotti con la covata invece, specialmente se forniti di qualche scorta, possono non essere nutriti.
Infatti hanno pochissima covata da allevare e tenderanno ad accumulare scorte fino alla fecondazione della regina. Dopo la comparsa della nuova covata, invece, si dovranno controllare le loro scorte ed eventualmente nutrirli.

Come si procede: giorno 4
Quattro giorni dopo la costituzione dei nuclei sarebbe opportuno fare un controllo delle celle reali prodotte. Le celle che risultassero già chiuse in tale controllo devono essere eliminate, lasciando invece quelle in formazione. Ciò perché le celle chiuse in fretta sono partite da larve già di 3 giorni e non danno, in genere, buone regine. In questo controllo si possono, inoltre, fornire celle ai nuclei che non le hanno prodotte, spostando un telaino con celle da nuclei dove queste sono state prodotte su più di un favo.

Come si procede: giorno 24
Il trattamento ai nuclei va fatto non prima di 24 giorni dalla loro costituzione e prima dell’opercolatura della nuova covata della regina di sostituzione.
Nei nuclei, costituiti con la covata asportata, si possono inserire delle celle reali mature dopo aver distrutto quelle prodotte nei nuclei, avendo l’accortezza di non inserirle prima del 12° giorno dalla costituzione dei nuclei. Il traslarvo deve essere fatto lo stesso giorno della formazione dei nuclei. Più facile è la sostituzione delle regine suppletive già fecondate con altre selezionate o autoprodotte. In questo caso si sopprime la regina non desiderata, la si pone sopra i telaini esterni e si inserisce la gabbietta con la nuova regina fecondata.
La regina da sostituire può anche essere mantenuta in vita per una settimana, per sicurezza, tenendola dentro una gabbietta con le accompagnatrici.
I nuclei che per diversi motivi non si sono fatti una regina o la cui regina è andata persa nei voli di fecondazione, vanno trattati, comunque con Acido Ossalico al 24° giorno e poi conviene scioglierli, distribuendo i loro telaini ai nuclei vicini (dopo averli travasati in arnie).
Bisogna essere certi, però, che non ci siano vergini. Per questo motivo conviene disporre i nuclei a distanza tale da permettere sempre il loro travaso in arnie senza spostamenti. Dopo le prime settimane di deposizione delle nuove regine suppletive si può valutarne il valore, scegliendo quelle da conservare e quelle da sopprimere. In tale modo posso usare le nuove regine per sostituire le regine delle colonie originarie e i telaini per rinforzare i nuclei rimasti o le altre colonie. Risultato? Si ottengono nuove colonie molto forti.
Dal momento della messa in atto della rimozione della covata potrebbe  verificarsi una certa reinfestazione e, quindi, osservare delle cadute molto elevate dopo il trattamento invernale. Dunque conviene monitorare il livello di varroa presente nelle colonie ed eventualmente utilizzare da agosto, prodotti a lento rilascio come quelli a base di Timolo (da preferire, comunque, al Fluvalinate e all’Amitraz).
I nuclei formati con la covata rimossa potrebbero anche presentare una situazione migliore, visto che sono stati trattati quasi un mese dopo.

La tecnica della rimozione della covata utilizzata in Val di Fiemme

Pur non essendoci sostanziali differenze con quanto esposto in precedenza, le modalità adottate in Val di Fiemme sembrano meglio tarate su una apicoltura di quota.
Le differenze sono date da:
l’inserimento di un numero di telaini minore (solo da 2 a 4) in sostituzione della covata rimossa.
I telaini forniti possono essere già costruiti o fino un massimo di 2 con foglio cereo.
Il trattamento con Acido ossalico alla colonia originaria viene effettuato lo stesso giorno della rimozione, alla sera quando quasi tutte le api sono rientrate.
Le colonie originarie sono nutrite con alimento zuccherino al 50%, per stimolare la deposizione della covata.
In caso di fornitura anche di fogli cerei viene dato, per 7 giorni, alimento più denso (70-80%) e poi si procede con nutrizione stimolante (50%).

La tecnica della rimozione e distruzione della covata in caso di gravi infestazioni

Se una colonia ha una grave infestazione di Varroa la tecnica dell’asportazione della covata opercolata è l’unico operazione da mettere in atto al più presto possibile per avere una buona probabilità di salvarla. È importante asportare tutta la covata opercolata e distruggerla immediatamente, nella sceratrice o bruciando i telaini. Tentare di costituire delle nuove colonie partendo da telaini di covata molto infestati sarebbe una operazione inutile e dannosa. Inoltre si creerebbero degli inutili focolai di reinfestazione.
La colonia, dopo la rimozione dei telaini di covata opercolata, deve essere trattata con acido ossalico dopo alcune ore o al massimo il giorno dopo, per abbattere al più presto la Varroa ed evitare che nel frattempo della covata aperta si chiuda. I telaini asportati vanno (almeno inizialmente) sostituti con un numero ridotto di telaini nuovi con foglio cereo anche perché la forza della colonia sarà ridotta dalla massiccia presenza di Varroa e quindi di api deboli.
Per lo stesso motivo, la colonia deve essere nutrita abbondantemente da subito, per permettere una rapida costruzione dei fogli cerei ed una ottima ripresa della deposizione da parte dell’ape regina. L’asportazione e l’immediata distruzione della covata opercolata deve essere messa in atto anche per quelle colonie che manifestino qualche sintomo di malattie anche non gravi (Nosema, Covata calcificata,..) ma anche per quelle che presentino sintomi dubbi. In questo modo nell’apiario si otterrà  non solo una sanificazione dalla Varroa ma anche una riduzione del rischio di insorgenza di altre malattie.

Messa a sciame totale in abbinamento al passaggio all’apicoltura biologica

La tecnica dell’asportazione della covata opercolata può essere una operazione molto valida anche nel caso un apicoltore voglia convertire le proprie colonie per fare apicoltura biologica. Una scelta opportuna infatti è di abbinare tale processo a questa efficace tecnica per la lotta alla varroa, ottenendo due risultati importanti allo stesso tempo. In questo caso si devono eliminare tutti i telaini, anche quelli di scorte e quindi si tratta di una vera e propria “messa a sciame” della colonia. In tale situazione conviene ingabbiare l’ape regina, al fine di evitare una sua accidentale soppressione. La colonia deve essere trattata con acido ossalico dopo 4 giorni dalla messa a sciame. Ovviamente, anche in questo caso, la colonia deve essere nutrita abbondantemente (almeno 7-8 kg di sciroppo).
Se la colonia non ha una grave infestazione di Varroa si può procede alla costituzione di nuclei, in questo caso costituiti sia con telaini di scorte che di covata (alcuni dei quali abitati) che poi potranno essere ceduti come non “biologici”. Se, invece, ci fosse una grave infestazione di Varroa è opportuno distruggere  i telaini di covata ed eventualmente cedere a un apicoltore convenzionale i telaini di scorte. Naturalmente nello svolgere l’operazione di messa sciame si deve prestare la massima attenzione in ogni colonia a eventuali sintomi di altre malattie ed eliminare tutti i favi provenienti da tali colonie, sia quelli di covata che di scorte.
 
 
 IMMAGINI ALLEGATE A QUESTO ARTICOLO: 3 tot.
Fig. 1
La tecnica della rimozione della covata abbinata alla rimozione dei melari: situazione iniziale con melario ed escludi regina e covata e finale, con apiscampo e telaini con fogli cerei, della colonia originaria.
Fig. 2
La costituzione di nuclei prelevando telaini da diverse colonie permette di ottenere nuove colonie molto ben bilanciate.
Fig. 3
La tecnica della rimozione della covata abbinata alla rimozione dei melari: il secondo giorno si procede alla rimozione dei melari, dell’apiscampo e al trattamento con acido ossalico gocciolato delle colonie originarie.
 
 Scrivi il tuo commento a questo articolo!
 0 commenti disponibili     [Scrivi commento]
 
© Apitalia - Tutti i diritti riservati
Scritto in data 15/07/2013 da Paolo Fontana Email: paolo_api.fontana@fmach.it Valeria Malagnini Email: valeria.malagnini@fmach.it
Fondazione Edmund Mach Centro Trasferimento Tecnologico Unità operativa: Protezione delle piante e biodiversità agroforestale I-38057 Pergine Valsugana, Via della Val, 2 Loc. Costa di Casalino (TN) - ITALY
 
 COMMENTI A QUESTO ARTICOLO: 0 tot.
Inserisci il tuo commento personale all'articolo [regolamento]:
Il tuo nome
La tua email
Il tuo messaggio
Privacy Ho letto e compreso le note relative alla privacy
Ho letto e compreso il regolamento dei commenti
 
[Torna ad inizio pagina]