• Luca Londei |
Nella natura con le api |
di Massimo Ilari, Alessandro Tarquinio |
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CARTA DI IDENTITÁ |
nome |
Luca |
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cognome |
Londei |
età |
29 |
regione |
Marche |
provincia |
PS |
comune |
San Lorenzo in Campo |
nome azienda |
La Mieleria di San Lorenzo |
inizio attività |
1998 |
arnie |
400 |
apicoltura |
Nomade |
tipo di api |
Apis Mellifera Ligustica
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tipo di miele |
Millefiori
Acacia
Castagno
Melata di abete
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miele prodotto |
210 quintali/anno |
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• L'Intervista |
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Come ha iniziato l'attività di apicoltore? |
A circa 16 anni, quando ancora frequentavo l’Istituto tecnico agrario, sono venuto a contatto con le api per caso. E vengo ai fatti. La mia famiglia, in quel periodo, acquistò un piccolissimo podere dove, appunto, era ubicato un mini apiario composto da 4 arnie che erano “seguite” da un anziano apicoltore della zona. Le api mi piacquero subito. Che meraviglia osservarle nei loro voli sui fiori, nel loro ritorno all’alveare e nel loro parlarsi!
Un unico neo. L’apicoltore era molto geloso del suo sapere e a fatica colmava la mia curiosità. Che fare? Scelsi di comprare dei libri di apicoltura, sui quali, pian piano, inziai a capire qualcosa di questo mondo così affascinante. |
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Per quali motivi ha scelto questa strada? |
Spinto dalla voglia di conoscere più da vicino questo mondo ho subito ampliato il mio apiario e una volta diplomato ho realizzato il mio piccolo laboratorio per essere in regola anche se avevo solo 30 alveari, ma volevo fare le cose per bene. Nel frattempo, ho conosciuto un apicoltore professionista, Paolo Luchetti, che mi ha subito allargato gli orizzonti e mi fatto vedere che di apicoltura si poteva anche vivere. Devo dire la verità, quest’avvincente idea mi piaceva molto: lavorare in mezzo alla natura in compagnia delle api. |
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Cosa vuol dire avere una passione per l'ape?
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Non so se definirla una passione o una malattia.
La ragione? Innanzitutto perché l’apicoltura è contagiosa, è stupendo quando con degli amici apicoltori ci incontriamo o ci sentiamo al telefono: passiamo ore a parlare di api e alle volte serve qualcuno che ci riporti alla realta. |
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Quali sono le difficoltà che si incontrano nella sua zona? |
Il territorio dove opero è secondo me vocato all’apicoltura che, anche se in maniera marginale, è ben radicata nell’area. Le difficoltà vere sono legate alla voglia di fare Sistema. Ciò manca proprio.
E c’è dell’altro. Sento la carenza di un sano, sincero e costruttivo confronto sul nostro millenario “mestiere” che, purtroppo, solo con pochi si riesce ad avere.
Un vero peccato, perché certamente si perdono delle occasioni per crescere professionalmente e soprattutto nelle difficoltà ci si sente un po’ soli. |
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Che problemi pone la commercializzazione? |
Vendo il mio prodotto direttamente, il cosiddetto mercato corto, per un 20% circa; mentre un altro 15% va a negozi, pasticcerie e piccola distribuzione; il restate 65% finisce all’ingrosso, in fusti. Il problema è il prezzo che subisce forti oscillazioni e non consente di far in alcun modo un bilancio preventivo e allora resta difficile buttare giù un piano aziendale di investimenti.
Molto utile sarebbe, a mio modo di vedere, una Campagna stampa forte ed unitaria, volta alla valorizzazione del miele italiano.
L’obiettivo? Guidare il consumatore verso l’acquisto del nostro miele. Considerato che è la domanda a fare il prezzo e che il nostro paese importa il 50% del suo fabbisogno potremmo aumentare le richieste di miele nazionale riducendo le importazioni e rendendo più stabile l’andamento dei prezzi che è fortemente influenzato dalle produzioni internazionali dei paesi emergenti. |
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Pratica il nomadismo? |
Sì, a lungo raggio per l’acacia e a corto, 10-30 Km, per il girasole, la medica e ultimamente anche per il coriandolo che fiorisce subito dopo l’acacia e va a colmare quel “buco di raccolto” che c’è fino alla fioritura del girasole.
Il nomadismo corto mi piace molto e per me rappresenta un’ottima strategia aziendale. Come lo pratico è economico perché si percorrono pochi chilometri e non mi affatica troppo: carico la sera, prima di cena; rientro, dormo a casa tranquillo e il mattino seguente, 5:30 - 6:00, mi sveglio e parto. Alle 9:00 sono pronto per la “normale” giornata di lavoro dell’apicoltore. |
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Un Apicoltore deve essere anche un esperto botanico?
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E’ sicuramente utile conoscere le fioriture. Si può, ad esempio, capire e valutare con anticipo che pascolo offrono le zone limitrofe all’apiario; così è possibile valutare un eventuale spostamento. In più, comprendere con esattezza quando inizia una fioritura mette in condizione di preparare le famiglie al meglio.
Una precisazione. E’ fondamentale anche riuscire ad interpretare il clima e gli effetti che avrà sia sulle api che sulle fioriture. |
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Che tipo di apicoltura pratica? |
Ho scelto l’apicoltura biologica e nomade seguendo regole semplici ma efficaci. Vado dalla sostituzione delle regine a frequenti passaggi nei nidi per controlli sullo sviluppo delle famiglie e sul loro stato sanitario. |
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Cosa direbbe agli Apicoltori che usano antibiotici?
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Il discorso è assai complesso. Di fatto, sono vietati ma ritengo inammissibile che l’unica “cura” consentita per certe patologie sia la soppressione della colonia. L’uccisione non è una cura!
L’apicoltura necessita, rapidamente, di alternative valide che permettano di salvare le api e di lavorare nella legalità, come succede in qualsiasi altro tipo di allevamento dove gli animali sono curati e non uccisi dagli stesse allevatori. Diciamo che c’è una carenza di ricerca e di leggi capaci di stare al passo con i tempi.
L’apicoltura è ormai un allevamento e non è più tempo di vuoti proclami e di criminalizzazione indiscriminata dei malcapitati apicoltori lasciati da soli, in balia degli eventi. |
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Utilizza particolari tecniche per migliorare il lavoro in apiario?
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Lavorando spesso da solo in apiario ho cercato di standardizzare tutto, pallettizzando sia le arnie che i melari e meccanizzandomi un po’ con un muletto cingolato ed il camion.
In pratica, cerco di limitare la fatica fisica a carico della schiena. Anche se questa scelta comporta cospicui investimenti, penso che sia indispensabile in un’ottica futura di crescita aziendale. |
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Come lotta contro la varroa? |
Da molti anni ormai, da prima che iniziassi a fare il bio, utilizzo prodotti naturali che non rilasciano residui nel miele. Insomma, in estate, come tampone, uso l’ApiLifeVar e in assenza di covata l’acido ossalico. Si tratta di un approccio che fino a qualche anno fa mi dava dei buoni risultati; ora, però, i risultati sono un po’ cambiati e in negativo. Il perché? Vuoi per gli inverni sempre più miti che non bloccano più la deposizione della regina o per delle reinfestazioni dovute ad un territorio dove non si fa Sistema e in cui si tratta in tempi diversi e inadeguati.
C’è poi da considerare che nella mia zona l’apicoltura è vissuta come un settore marginale o un gioco e non c’è la consapevolezza da parte dei più che non controllare o trattare in modo inadeguato i propri alveari può causare dei danni seri, soprattutto per chi vive di questo lavoro. |
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Cosa non funziona nel mondo apistico? |
Il grosso problema, secondo me, è il nemico di sempre: la varroa.
Non abbiamo strumenti adatti per poterla contenere e le perdite, in termini di alveari, sono sempre più significative. C’è poi da rilevare che siamo un settore piccolo nel quale nessuno investe e nel quale nessuno ci mette a disposizione strumenti adeguati per lavorare. Inoltre, i controllori non riescono a capire la reale situazione in cui versa il settore: così invece di aiutarci e fornirci qualche strumento efficace per salvare le api attuano verifiche sempre più approfondite e mirate.
Sono più che d’accordo sul fatto che il consumatore debba essere tutelato, ma a noi apicoltori chi ci tutela? |
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Cosa funziona nel mondo apistico? |
Le api. Osservandole siamo sempre stimolati verso quella perfezione che è intrinseca nella natura ed è propria dell’alveare. |
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Cosa rappresentano per lei le api? |
Da una parte una grossa passione che infondo nel mio lavoro, dall’altra un patrimonio da preservare e potenziare per la loro essenziale funzione che svolgono nell’ecosistema.
Che cosa sarebbe un mondo senza api? Dunque, apprezzo molto le Campagne che voi di Apitalia portate avanti per assicurare un futuro al meraviglioso pronube. |
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Ci racconti un episodio particolare legato alla sua attività.
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Il nostro lavoro è tutto un aneddoto particolare, visto che fondamentalmente un po’ “matti” siamo! Rammento un episodio di cinque anni fa. Insieme a Paolo Luchetti, un collega apicoltore, mi apprestavo a partire, destinazione Basilicata, per riportare le api dalla fioritura dell’arancio con un camion che aveva un anno in più di me e io avevo solo 7 giorni di patente. Già l’avventura, una vera e propria sfida, era bellissima! Partiamo da Senigallia alle 8:00, arriviamo in Basilicata e carichiamo le api, con qualche problema. Alle 4:30 del giorno seguente ci mettiamo sulla strada del ritorno e finalmente durante il viaggio facciamo una sosta per la cena (panini e scatolette).
Ad un certo punto ci ferma la Polizia, durante il viaggio il cronotachigrafo (strumento in cui sono riportati tempi di guida e di riposo degli autotrasportatori, ndr) si era rotto, ma gli agenti, impietositi, ci mandano subito via. Piano, piano ci avviciniamo alle Marche ma all’improvviso scoppia una gomma in autostrada. Nonostante il contrattempo, riusciamo ad arrivare ad un’officina con un centinaio di casse sul camion, in pieno giorno. Dopo venti minuti l’officina del gommista era invasa di api. Che disastro! Rassicurando il titolare dell’officina ce ne siamo andati. Chissà come sarà andata a finire? |
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• Le immagini di questa intervista (click per visualizzare) |
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Luca Londei |
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