Speciale Apicoltori - n. 583, novembre 2008
Gli uomini dell'Apicoltura in Italia
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 • Giorgio Iseppi
Apicoltore per passione e sfida
di Massimo Ilari, Alessandro Tarquinio
 
 CARTA DI IDENTITÁ
 nome  Giorgio
 cognome  Iseppi
 età  57
 regione  Veneto
 provincia  VR
 comune  Monti della Lessinia
 nome azienda  Apicoltura Falasco
inizio attività  1970
arnie  250
 apicoltura  Nomade
tipo di api  Apis Mellifera Ligustica
Apis Mellifera Carnica
 tipo di miele  Acacia
Millefiori
Castagno
Tarassaco
Melata di abete
Tiglio
 miele prodotto  40 quintali/anno
 
 • L'Intervista
 
Come ha iniziato l'attività di apicoltore?
Ho cominciato intorno ai vent’anni; ero solo un appassionato di botanica e un giorno mentre stavo curando il mio giardino arrivò uno sciame su un rosaio ad alberello. Informato l’apicoltore di zona, questi mi consigliò di acquistare un’arnia e una rivista. Presi al volo il consiglio e attrezzato di tutto e con una buona dose di curiosità e incoscienza riuscii, aiutato sempre dall’apicoltore, a prendere lo sciame. La prima sorpresa, dato che si trattava di uno sciame secondario, fu che il giorno dopo se ne andò. Stimolato dall’insuccesso cominciai a documentarmi sul mondo delle api e destino volle che l’anno successivo sullo stesso alberello arrivò un altro sciame. Lo lessi come un segno del destino: da quel momento iniziò la sfida, la passione e la voglia di riuscire a conoscere e gestire questo meraviglioso insetto.
 
Per quali motivi ha scelto questa strada?
Un po’ per passione, un po’ per sfida. Ma sono riuscito a centrare l’obiettivo. Piano piano dopo un percorso tortuoso con tante difficoltà essendo io un’autodidatta e quindi gran parte del mio sapere su questo mondo deriva specialmente dalla mia acuta osservazione della natura e dalla mia voglia di imparare da essa. La testardaggine, però, mi ha molto aiutato ad arrivare alla fondazione di un’apicoltura che dopo moltissimi sacrifici si è affermata per la qualità dei prodotti. E’ proprio a partire dalla mia esperienza che dico ai giovani che iniziano l’attività di non scoraggiarsi di fronte alle prime difficoltà ma di andare avanti cercando di imparare il più possibile dalle api. Il segreto è di mettersi in ascolto del loro mondo. State sicuri le api ci ripagheranno di tanta attenzione.
 
Cosa significa avere una passione per l’ape?
Vuol dire avere passione per la vita sana. “Vita sana?” diranno i più. E sì, perché l’ape è un elemento essenziale per la produzione di altri prodotti quali: frutta, verdura e fiori che arrivano sulle nostre tavole grazie alla loro preziosa opera di impollinazione. Che sarebbe dell’agricoltura e della Terra senza le api? Mancando le api sarebbe finita la biodiversità che caratterizza il nostro Pianeta. Non sempre la chimica riesce a fare prodotti di qualità e a volte se non controllata danneggia l’intero ecosistema. Proprio per questo condividuo le due Campagne che Apitalia sta portando avanti: “Liberi dai veleni” e “Difendiamo l’ape, un animale a rischio estinzione”. Lavorare per il futuro del prezioso insetto è lavorare per il futuro dell’umanità. Ma andiamo avanti. Avere una passione per l’ape significa anche essere attratti dalla sfida che ci lancia ogni giorno: cioè la sfida di conoscere un mondo nascosto che produce in perfetta armonia, senza danneggiare l’ambiente, ed è autosufficiente. L’ape è un insetto che attorno a sé crea una nube di curiosità quando cambia atteggiamento a seconda del periodo e ciò rende il lavoro dell’Apicoltore sempre più stimolante, e il successo più grande dell’apicoltore sta nel capire cosa chiedono per venire incontro ai loro bisogni. L’ape è un animale bioerispettoso la cui impronta ecologica è zero: non inquina e non divora energia e territorio. Quanto abbiamo da imparare dal suo mondo!
 
Quali sono le difficoltà che si incontrano nella sua zona?
Le difficoltà? Lasciatemi pensare un po’… sono zone non molto produttive ma con terreni che riescono a concentrare un elevatissimo livello di qualità; sono però anche zone molto interessanti sotto l’aspetto naturalistico e di ciò vado molto orgoglioso visto che sono un produttore certificato che opera all’interno del Parco naturale Regionale della Lessinia che si trova in Veneto.
 
Che problemi pone la commercializzazione?
Soprattutto il fatto che pur producendo un prodotto di qualità, della cosa ne andiamo fieri, non riusciamo ad avere la giusta remunerazione. La ragione è semplice: il mercato richiede sempre un prezzo basso perché il miele non è un prodotto primario della nostra tavola. Noi come azienda agricola vendiamo a casa, abbiamo attivato un servizio di vendita che prevede la consegna a domicilio solo per Verona e partecipiamo alle feste del miele. Insomma, cerchiamo principalmente di vendere al dettaglio la nostra produzione annuale.
 
Un Apicoltore deve essere anche un esperto botanico?
Certamente. Anche se è difficile conoscere tutte le piante, i fiori e le loro rispettive caratteristiche. Avere delle nozioni di botanica aiuta sensibilmente l’apicoltore, specialmente per chi pratica il nomadismo. In definitiva si è messi in condizione di conoscere i periodi di fioritura e quindi di bottinatura per le api: se si è poco edotti rispetto al periodo di fioritura si rischia di non produrre mieli monoflora. Stimolo straordinario per l’apicoltore è anche la produzione del polline (che noi pratichiamo con delle trappole di fabbricazione di un apicoltore trentino di nome Fedrizzi) che dà colorazioni e gusti diversi secondo l’origine botanica.
 
Che tipo di apicoltura pratica?
Un’apicoltura di tipo tradizionale, lontano da strade e fonti di inquinamento. I miei alveari sono immersi, come ho già detto, nel paesaggio del parco naturale della Lessinia.
 
Cosa direbbe agli Apicoltori che usano antibiotici?
Di farne decisamente a meno, anche se il costo di produzione è molto più alto. E che le api vanno visitate assiduamente, in modo da prevenire le malattie con il fiammifero. C’è però da dire che l’apicoltore va maggiormente assistito dalle autorità preposte. Troppo spesso è lasciato a se stesso, per poi saltargli al collo se qualcosa non va bene.
 
Utilizza particolari tecniche per migliorare il lavoro in apiario?
Più che tecniche particolari le definirei prove e riprove su alveari per cercare di sfruttare il 100% delle loro potenzialità, considerando che ogni stagione richiede di affinare o di cambiare addirittura le proprie tecniche.
 
Come lotta contro la varroa?
Acido Formico, Api life var, acido Ossalico gocciolato e stiamo facendo delle prove con timolo.
 
Cosa non funziona nel mondo apistico?
Manca una vera squadra che sappia far valere e capire l’importanza dell’apicoltura e dell’ape e che organizzi delle squadre di ricerca e sviluppo per aiutare in modo più proficuo l’apicoltore a combattere le avversità.
 
Cosa funziona nel mondo apistico?
Le associazioni che ultimamente hanno fatto una campagna di sensibilizzazione per i consumatori e contro i veleni che uccidono le api aiutando molti apicoltori a uscire, pur se danneggiati, dalla crisi di quest’anno ma con una qualche speranza di riuscire a sensibilizzare le autorità competenti sul danno economico e morale che si è verificato in questi ultimi due anni.
 
Un episodio particolare legato alla sua attività?
Ero all’inizio, si parla di più di trent’anni fa, mentre trasportavo degli alveari in montagna per la raccolta del Tarassaco presi una grande buca il carico si spostò e si aprirono gli alveari. Che fare? Li scaricai da solo perché chi era con me e che mi aiutava era allergico alle punture, ma scaricando mi presi all’incirca un centinaio di punture. Figuriamoci il giorno dopo, ero gonfio come un’ anguria. Pensai: “le arnie, mi sa, che la prossima volta sarà meglio fissarle”…
 
Aspettative future dell’attivita?
Al momento sono aiutato dai miei due figli, Daniele e Valerio. Valerio si è specializzato in particolare nell’allevamento di api regine grazie agli insegnamenti di un caro amico di vostra conoscenza, il signor Francesco Agostini colonna portante e maestro dell’apicoltura bresciana. L’altro figlio, invece, Daniele, ormai diciottenne, si sta specializzando nella creazione di nuclei e gestione degli alveari. Le aspettative future sono che l’azienda non finisca con il mio pensionamento ma che continui con i miei figli a cui spero di riuscire a trasmettere completamente la passione per l’apicoltura.
 
 
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Giorgio Iseppi
 
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