• Girolamo Pignato |
Viva il miele italiano di qualità |
di Massimo Ilari, Alessandro Tarquinio |
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CARTA DI IDENTITÁ |
nome |
Girolamo |
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cognome |
Pignato |
età |
56 |
regione |
Sicilia |
provincia |
CL |
comune |
S. Caterina Villarmosa |
nome azienda |
Apicoltura pignato |
inizio attività |
2001 |
arnie |
50 |
apicoltura |
Stanziale |
tipo di api |
Apis Mellifera Ligustica
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tipo di miele |
Millefiori
Eucalipto
Sulla
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miele prodotto |
3 quintali/anno |
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• L'Intervista |
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Come ha iniziato l'attività di apicoltore? |
Direi per caso. Nel giugno del 2001, appena dopo essere andato in pensione, fui invitato a partecipare ad un corso sull’apicoltura biologica e sono stati proprio quel corso e le prime doloranti punture di questi magnifici insetti a farmi apprezzare il loro complesso lavoro. Del resto se ci si mette in ascolto con il cuore dei messaggi che ci inviano le api non si può che rimanerne catturati. L’ape ha tanto da insegnare all’apicoltore. |
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Per quali motivi ha iniziato? |
Il mio primo pensiero è stato quello di produrre del buon miele per la mia famiglia e i parenti. Poi, in seguito alle prime sciamature e all’abbondante tempo libero che avevo a disposizione, ho trasformato questa piccola passione in attività vera e propria, grazie anche all’aiuto di un mio carissimo amico apicoltore esperto. |
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Cosa significa avere una passione per l’ape? |
E’ qualcosa che si ha dentro e che al momento giusto emerge. Magari prima non la si considera, non se ne parla nemmeno, ma un bel giorno, inaspettatamente, te la ritrovi vicino ed ecco che tutto cambia. |
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Quali sono le difficoltà che si incontrano nella sua zona? |
Da qualche anno a questa parte oltre alla varroa, vi è un altro caso difficile da affrontare. Si tratta del gruccione, un uccello migratore che sverna in Africa ed in Sicilia fa la sua apparizione, in gran numero, nei mesi da marzo a settembre.
Il Gruccione si nutre di insetti e tra questi ci sono anche le api.
L’anno scorso, grazie ad una circostanziata attività, abbiamo potuto verificare che si sposta da un apiario ad un altro facendo razzia delle nostre api, comprese le api regine che si portano in volo per l’accoppiamento.
Infatti, proprio nel periodo analizzato il 40% delle api in mio possesso è stato pasto per questo volatile, tra l’altro specie protetta perché in via d’estinzione. In parole povere, inattaccabile. Oserei affermare che se non si trova un serio provvedimento per fare fronte alle razzie dell’uccello, in via di estinzione saranno presto le nostre api. |
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Che problemi pone la commercializzazione? |
Sono molteplici le difficoltà con cui si devono confrontare gli apicoltori siciliani. La prima è appunto quella della commercializzazione, senza la quale l’operatore apistico non può andare avanti. E ve ne spiego subito la ragione. Si devono sostenere delle considerevoli spese (senza introito immediato) per proteggere l’apiario dalle molteplici malattie e dalla “fame” invernale delle api. E che non si tratti di lamentele prive di senso lo dimostra il fatto che Apitalia ha già affrontato ampiamente questo tema, e ve ne ringrazio, documentando che è un problema cruciale sia per il piccolo apicoltore che per il grande. Come detto prima la commercializzazione dei prodotti è la vera nota negativa: subisce l’influenza del prezzo del miele ridotto ormai al minimo storico.
Credo che molte aziende, in avvenire, saranno costrette a chiudere i battenti se i prezzi del miele si manterranno su questi livelli e quelli delle attrezzature, in genere, e delle medicine continueranno a salire. |
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Lei fa nomadismo? |
No, anche perché il mio territorio di per sé offre tante fioriture. La Sicilia è una zona ricca di piante e permette di produrre un miele dagli aromi insuperabili. |
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Un Apicoltore deve essere anche un esperto botanico?
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Proprio botanico no, ma è bene che sia un grande conoscitore delle fioriture perché altrimenti non si riuscirebbe a produrre del buon miele. |
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Che tipo di apicoltura pratica? |
La mia scelta è stata quella di operare nel biologico anche perché, come dicevo prima, ho iniziato l’attività producendo il miele per i miei familiari e uno di loro era allergico agli antibiotici e non potevo certo dare ai miei del miele agli antibiotici. |
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Cosa direbbe agli Apicoltori che usano antibiotici?
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Di non usarli. Data la mia striminzita esperienza non li conosco neanche, ma per sentito dire ho capito che possono creare dei danni a coloro che consumano il miele ricavato da un’arnia trattata con antibiotici e che l’uso indiscriminato di tutti questi prodotti sta causando una grande mortalità di api e sta, altresì, contribuendo allo sfascio dell’apicoltura. Credo, tra l’altro, che l’uso generalizzato di questi prodotti da parte di alcuni, non oso chiamarli apicoltori, sta dando un notevole apporto all’abbassamento del prezzo del miele. Con questo non voglio criminalizzare nessuno, anche perché ognuno è libero di scegliere la strada che vuole. Ma attenzione, quel miele potrebbe un giorno andare a finire sulle nostre tavole.
Una ulteriore considerazione. Come è possibile sostenere il confronto commerciale con il miele cinese se quello prodotto da noi non è diverso e non è connotato da requisiti di qualità? |
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Utilizza particolari tecniche che migliorano il suo lavoro in apiario? |
Non ricorro a particolari tecniche, anche perché non ne conosco tante. A volte mi sbizzarrisco a provare qualche metodo che leggo su Apitalia ma a patto che non si tratti di niente di impegnativo. In più, la produzione secondo il metodo biologico possiede già dei parametri ben definiti e sperimentare senza cognizioni ed esperienza rischia di trasformare l’apicoltore in “stregone”. |
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Come lotta contro la varroa? |
Per la lotta alla varroa (quando non ne posso fare a meno, altrimenti ci si rimette l’apiario) utilizzo esclusivamente prodotti autorizzati anche perché è la linea che hanno intrapreso tutti i soci, compreso io, dell’Associazione Produttori Apistici della Sicilia (APAS, Associata ANAI) che sta portando avanti un discorso improntato sulla qualità. Per uscire dal tunnel negativo della vendita insufficiente ritengo che questa sia la scelta giusta. I consumatori, ce lo dicono rilevazioni di mercato, sono sempre più orietati su prodotti che offrano garanzie di sicurezza e per questi prodotti sono disposti a spendere di più. Se attestiamo il prezzo su standard tendenti al basso per noi potrebbe essere l’inizio della fine. I media sono sempre pronti a criminalizzare l’apicoltore, mentre sono più indulgenti verso altre derrate alimentari. Vallo a capire, non è facile spiegare questo perverso fenomeno. |
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Cosa non funziona nel mondo apistico? |
Io direi che il mal funzionamento si può riferire solo al passato. Oggi, invece, le istituzioni sono più attente e contribuiscono a tutto ciò che c’è di nuovo per migliorare il nostro comparto. Infatti, ascoltano le varie associazioni, promuovono iniziative di settore. Debbo dire che stanno collaborando e mi auguro che in un futuro vicinissimo la collaborazione sia al 100%.
Più indietro nel tempo la colpa dell’andazzo non troppo funzionale non era solo delle istituzioni ma anche degli apicoltori che il più delle volte erano impauriti e sottoscrivevano qualsiasi cosa.
Oggi numerosi giovani mostrano interesse verso il settore apistico e sono disposti a portare avanti aziende. Sono giovani con tanta voglia di fare e fare bene ai quali occorre aprire la strada, aspetto che nella nostra associazione stiamo già promuovendo: non a caso l’80% dei nostri soci non hanno più di 36 anni. |
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Cosa funziona in apicoltura? |
Potrei rispondere benissimo le api e chiuderla lì, invece non è così. In questi anni ho girato tanto all’interno di questo settore e posso dire con fierezza che ho incontrato molti giovani volenterosi e pieni di buona volontà e voglia di fare. Se poi alla buona volontà aggiungiamo l’aiuto dello Stato e l’ausilio delle istituzioni locali e regionali, per l’apicoltura in Sicilia ci sarà un futuro. |
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Cosa rappresentano le Api per lei? |
Per me le api sono un energetico passatempo. Stargli vicino è qualcosa di emozionante, quando sei con loro il tempo passa velocemente ed è qualcosa di emozionante. Un messaggio a tutti miei colleghi. Grazie a noi le api non si sono estinte, siamo noi a mantenerle in vita e a difenderle dalle migliaia di molecole chimiche che l’apicoltura intensiva riversa nell’ambiente. L’ape è sulla Terra da oltre 300 milioni di anni e sino ad una trentina di anni fa ha potuto portare avanti indisturbata la sua preziosa opera: produzione di miele e impollinazione senza la quale questo pianeta non avrebbe più un futuro. Ma i fautori delle monoculture fanno orecchie da mercanti, i media pubblicano notizie sensazionalistiche sulla scomparsa del prezioso insetto. In realtà, delle api “frega” qualcosa solo a pochi. Se avessero veramente nel cuore l’ape prenderebbero le adeguate contromisure. Siamo difronte ad un bla bla bla insensato e coccodrillesco. |
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Ci racconti un episodio particolare legato alla sua attività.
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Pochissimi gli episodi. Ne ricordo due. Innanzitutto il mio primo sciame. Un insieme di gioia, preoccupazione e dolore. Dicevo gioia perché era la mia prima volta con un sciame ed ero cosi impressionato di quello che mi stava accadendo. Incredibile a dirsi ma ero felicissimo.
Tanta la preoccupazione per il timore di non potercela fare, anche perché ero da solo. E poi dolore perché proprio in quell’occasione ho provato le prime esperienze delle punture dovute, senza dubbio, alla mia limitata esperienza. Poi, la felicità per il primo miele raccolto. Il momento è stato bellissimo, per un attimo mi è sembrato come se lo avessi effettivamente realizzato io. |
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Aspettative future della sua attività? |
Sono troppo avanti con gli anni per delle aspettative. Spero, però, che per i giovani vi siano più sostegni da parte dello Stato per iniziare l’attività e per commercializzare il prodotto Italiano, limitando le entrate di altro miele extracomunitario che secondo me penalizza fortemente il nostro miele. Nel nostro miele c’è tutto il calore della nostra Terra e viene impreziosito dalla ricchezza botanica che ci contraddistingue. Infine la Ligustica, l’ape per eccellenza. |
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Girolamo Pignato |
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