Speciale Apicoltori - n. 568, giugno 2007
Gli uomini dell'Apicoltura in Italia
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 • Grazia Masciulli
Sorella Ape
di Massimo Ilari, Alessandro Tarquinio
 
 CARTA DI IDENTITÁ
 nome  Grazia
 cognome  Masciulli
 età  29
 regione  Puglia
 provincia  TA
 comune  Martina Franca
 nome azienda  Alveus
inizio attività  2000
arnie  250
 apicoltura  Nomade e Stanziale
tipo di api  Apis Mellifera Ligustica
 tipo di miele  Agrumi
Millefiori
Eucalipto
 miele prodotto  40 quintali/anno
 
 • L'Intervista
 
Come ha iniziato l'attività di apicoltore?
L’interesse per l’apicoltura ha origini più che ventennali nella nostra famiglia; sin dagli anni ottanta infatti nostro nonno, seppur inizialmente solo per hobby, venne a contatto con questo affascinante insetto, che è l’ape, e non c’è voluto molto affinché questa passione coinvolgesse direttamente anche noi. Del resto, con il passare degli anni si è rivelata una scelta azzeccata, grazie all’ape ci siamo avvicinati sempre più alla natura e abbiamo imparato tanto da lei. Dico lei perché la vedo come un soggetto umano con cui confrontarsi ogni giorno e da cui imparare unione, coesione e interscambio. Una società quella delle api densa di gradevoli sorprese e insegnamenti.
 
Per quali motivi ha iniziato?
Non è stata sicuramente una scelta ragionata, essendo per noi l’apicoltura una passione. Non ci sono motivi veri e propri: è sentimento, amore, inclinazione. Col trascorrere del tempo ci siamo trovati inevitabilmente di fronte a un bivio. L’interrogativo è stato inevitabile. Continuare a coltivare la nostra passione sottoforma di hobby o impegnarci seriamente per elevarla ad attività professionale? La decisione è stata più che semplice e spontanea essendo quattro in famiglia a poter fornire manodopera concreta. Ci siamo così organizzati dividendoci i compiti e ponendo le basi della nostra piccola azienda. Certo i sacrifici non sono pochi, ma abbiamo intenzione e la possibilità di crescere ancora. E non è tutto. E’ un mestiere da veicolare fra i giovani che dall’apicoltura possono trovare un equo sostentamento o arrotondare il bilancio familiare.
 
Che cosa vuol dire avere una passione per l’Ape?
Avere passione per l’ape significa avere passione per l’acqua, per la terra, per il sole, per i fiori. Una passione che, seppur semplice, riesce a mantenere accesi alcuni di quei valori che oggi come oggi vanno via via svanendo; uno su tutti il rispetto per l’agricoltura e di conseguenza per tutta la natura. A questo riguardo c’è molto da imparare da San Francesco che giudico insuperabile per la sua capacità di saper avvicinare l’uomo alla natura. Non una natura da sottomettere o da dominare ma una natura con cui scambiare e da proteggere per assicurare un futuro ai nostri figli e all’umanità.
 
Quali sono le difficoltà che si incontrano nella sua zona?
Le difficoltà che incontriamo nella nostra zona sono legate in particolar modo alla scarsa disponibilità di spazio per i nostri allevamenti. Spazio che è sempre più ridotto vivendo in una realtà dove si dà sempre meno importanza alla natura, dove fabbriche, nuove costruzioni e strade stanno sottraendo sempre più verde. Non meno importante è l’influsso negativo sulla nostra attività originato dall’agricoltura di oggi, condotta sempre più in modo intensivo. Un tipo di agricoltura che, badando soprattutto all’abbondanza più che alla genuinità del raccolto, richiede l’utilizzo di trattamenti chimici in maniera del tutto spropositata. Esempio lampante di questa realtà è l’esagerata moria di api che ogni anno siamo costretti a subire davanti alle porticine di quelle arnie fornite per l’impollinazione dei ciliegeti. Un recente rapporto dice che un terzo dei cibi che arrivano sulle nostre tavole sono dovuti alla preziosa impollinazione portata avanti proprio dalle api. Senza l’ape si dovrebbe recitare il De Profundis del Pianeta. Noi apicoltori dobbiamo sentirci degli operatori ecologici e contrastare con tutte le nostre forze l’avvelenamento costante della Terra.
 
Problemi nella commercializzazione?
Nella nostra zona non ci sono dei particolari disagi per quanto riguarda la commercializzazione. I “problemi”, se così possiamo definirli, derivano dalla concorrenza sleale fatta da chi ancora oggi preferisce vendere miele sottobanco, miele spesso privo di etichetta. Il risultato? Questo miele privo di garanzie è presentato come artigianale il quello prodotto da noi come industriale. Così si sminuisce tutta una categoria che con lavoro e sacrificio si è dotata di idonei locali per la smielatura, rispettando semplicemente le norme che regolano la materia. In ogni caso siamo sempre attenti ed interessati a tutte le possibilità di vendita che si possono aprire, senza però svendere il nostro prodotto. Fortunatamente la cura nella produzione e nelle tecniche che adottiamo ci ha permesso di ottenere un prodotto di qualità che si è ritagliato, da solo, uno spazio in particolari nicchie di mercato che si estendono non solo nella nostra regione. La qualità è fondamentale per far crescere il numero dei consumatori. E sì perché all’utente finale non bisogna vendere balle ma certezze.
 
Pratica il nomadismo?
Sì, ma soltanto per determinati tipi di miele. La nostra zona, infatti ,è un’ottima fonte di raccolta solo per quanto riguarda il “millefiori”. Siamo invece costretti a spostarci, sempre nell’ambito della nostra regione e dintorni, per quanto riguarda la raccolta del miele di agrumi e di quello all’eucalipto
 
Un Apicoltore deve essere anche un esperto botanico?
Sicuramente sì. L’apicoltore deve conoscere bene i tempi, i modi, le varie fioriture se desidera ricavare un buon raccolto e soprattutto evitare lavoro superfluo. Esperienza questa che abbiamo acquisito col tempo e non smetteremo mai di acquisire visto che oggi come oggi la flora è talmente influenzata da tantissimi fattori che spesso la semplice conoscenza della pianta o della fioritura non basta.
 
Che tipo di Apicoltura conduce?
La nostra è un’apicoltura convenzionale effettuata nel massimo rispetto della natura, con la meticolosa ricerca delle postazioni per le nostre arnie, con il seguire regole semplici e fondamentali per il raggiungimento di un ottimo prodotto quale deve essere il miele e tutti i frutti dell’alveare.
 
Cosa direbbe agli Apicoltori che usano antibiotici?
Agli apicoltori che usano antibiotici direi che è possibile condurre un’apicoltura in modo del tutto “naturale”: ci sono tanti apicoltori che da anni allevano le loro api senza usare antibiotici, con ottimi risultati. Sicuramente qualche alveare dovrà essere distrutto, ma, in attesa che la ricerca ci dia un aiuto concreto, non possiamo far altro che attendere, magari sostenendo ricerche e studi in proposito. E’ giunto il momento della massima serietà e trasparenza. Gli scandali fanno male al miele e rischiano di farlo scomparire dalle tavole dei consumatori. La nostra parola d’ordine deve essere “qualità senza se e senza ma”.
 
Come lotta contro la varroa?
Contro la varroa siamo degli assidui sostenitori del telaino trappola Campero, ma ovviamente usiamo prodotti autorizzati come l’Apistan, l’Apiguard, l’Apilaif-Var e l’acido ossalico prodotti assai meno invasivi delle molecole chimiche cui molti fanno ricorso.
 
Cosa non funziona nel mondo apistico?
L’apicoltura è una piccola branca dell’agricoltura che spesso viene dimenticata. E' necessario quindi che gli apicoltori facciano fronte comune, dialoghino, si confrontino per favorire la crescita del settore e il rilancio del miele italiano. Per quanto riguarda la ricerca, poi, speriamo in nuovi e migliori risultati perché riteniamo assurdo che, ancora oggi, non sia stato trovato niente di risolutivo sulla varroa e che anzi le patologie dell’alveare continuino ad aumentare.
 
Cosa funziona nel mondo apistico?
Le api… e non ci si sbaglia quando, lo ribadisco, si dice che sono un esempio da prendere in considerazione: la loro coesione, il loro essere in famiglia, dovrebbe far sì che la mentalità del vecchio apicoltore, troppo spesso chiuso e isolato, venga sostituita da scambi di esperienza e di formazione che porterebbero sicuramente ad un miglioramento del settore.
 
Cosa rappresentano le Api per lei?
Le api rappresentano una passione, un modo di vivere, il poter stare a contatto diretto con la natura e contemporaneamente lavorare… è il massimo!!!
 
Ci racconti un episodio particolare legato alla sua attività.
Proprio qualche giorno fa, fine aprile 2007, ci hanno chiamato da un paesino qui vicino e ci hanno chiesto di accorrere al più presto possibile perché uno sciame di api si era impossessato di una casa! Noi ci siamo mossi quasi subito, e all’arrivo sul posto lo stupore è stato enorme: in una villetta di campagna, effettivamente, da una finestra chiusa male le api entravano e uscivano tranquillamente e nello spigolo superiore avevano costruito otto favi di circa 30 cm x 30 cm. Per farla breve abbiamo riempito un’arnia da dieci e quasi le api non ci stavano dentro.
 
Aspettative future della sua attività?
Ci aspettiamo di crescere parallelamente all’apicoltura del nostro meridione ancora poco conosciuta e sottovalutata, e per toglierci quelle soddisfazioni che crediamo, anche sul piano lavorativo e redditizio l’apicoltura ci può dare.
 
 
 • Le immagini di questa intervista (click per visualizzare)
Grazia Masciulli
Il logo dell'azienda Alveus
 
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