• Valerio Piovesan |
L'Ape è maestra di vita |
di Massimo Ilari & Alessandro Tarquinio |
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CARTA DI IDENTITÁ |
nome |
Valerio |
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cognome |
Piovesan |
età |
57 |
regione |
Lazio |
provincia |
LT |
comune |
Latina |
nome azienda |
Non solo Miele |
inizio attività |
1982 |
arnie |
65 |
apicoltura |
Stanziale |
tipo di api |
Apis Mellifera Ligustica
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tipo di miele |
Eucalipto
Millefiori
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miele prodotto |
20 quintali/anno |
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• L'Intervista |
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Come ha iniziato l'attività di apicoltore? |
Correva l’estate del 1982. L’avvio è stato molto deludente anche perché sono stato costretto a misurarmi con la varroa. Questo terribile parassita era sconosciuto agli Apicoltori dell’epoca. Ma non tutto viene per nuocere. L’emergenza varroa mi ha portato a contatto con molti Apicoltori facendomi scoprire un mondo nuovo: il settore apistico. Ho fatto così conoscenza del carattere, tutto particolare, dell’Apicoltore: riservato, geloso della propria esperienza. Insomma, una persona la cui filosofia è basata sul “fai da te”. Comunque cominciai con un alveare. Le cose, però, non andarono subito bene e l’alveare morì. Ma non mi diedi per vinto. Sulle ceneri del primo alveare, pagato a caro prezzo, nella primavera successiva ebbi la fortuna che un conoscente, vedendo nel mio giardino un’arnia, mi chiamò per raccogliere uno sciame d’api che si era depositato sulla recinzione della sua abitazione. Ebbene, non ci crederete, quella famiglia d’api diede vita e corpo al mio attuale apiario. Passati due anni avevo 10 alveari e una produzione modesta di eucalipto, molto apprezzato per la sua tipicità. L’impegno e la cura che mettevo nella gestione del mio apiario veniva finalmente ripagata, e il successo ottenuto mi stimolava ad andare avanti e a ricercare sempre il meglio.
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Che tipo di Apicoltura conduce? |
Pratico un’apicoltura convenzionale, perché condurre un apiario biologico, visto il Regolamento, nella mia zona è praticamente impossibile. Se da un lato, infatti, vivo immerso nel verde, tra siepi e alberi, ciò non toglie che in vicinanza della mia azienda ci siano due strade ad alta intensità di traffico. In queste cose sono molto rigoroso e non a caso l’aspetto che prevale di più nella mia azienda è la tecnica di conduzione degli alveari, basata sul rispetto delle più elementari regole naturali. Una tipologia di conduzione che non dà un riscontro economico adeguato ma che ripaga per l’apprezzamento di quanti credono in un’apicoltura rispettosa dell’ambiente. Penso che la FAI abbia capito questa mio modo di pensare permettendomi di trasferire la mia esperienza di apicoltore nelle Case Circondariali, dove vado a far scuola di apicoltura ai detenuti. E’ bello pensare che delle persone potranno reinserirsi nel sociale apprendendo proprio il meraviglioso mestiere di Apicoltore.
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Che problemi incontra nella sua regione nella produzione del miele? |
Il problema più grave è che l’eucalipto, una pianta di origine australiana di cui esistono ben 550 specie a livello mondiale e solo una quindicina in Italia, che vive nella nostra zona, è stato attaccato da un parassita (Ophoelimus eucalypti) che porta alla chiusura dei vasi linfatici delle sue foglie. Ciò determina un brusco calo di produzione dei fiori e di materiale vegetale in senso lato, con il bel risultato di avere una scarsa produzione di miele. Nel mio boschetto di eucalipto si è registrata addirittura una perdita di piante che si aggira intorno al 10 %. In più gli abitanti della zona ritengono l’eucalipto una pianta insignificante; dà, poi, molto fastidio a chi pratica agricoltura intensiva perché crea ombra e toglie parte dei nutrimenti del terreno. La cosa più grave è che non ci sia nessun Ente che protegga la pianta, e per la sua sopravvivenza, per ora, ci si affida soltanto al buon cuore di alcune persone che capiscono l’importanza della presenza dell’eucalipto nel territorio. Spero che Apitalia dopo questo mio “j’accuse” riesca a invertire la tendenza.
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Utilizza particolari tecniche per migliorare il lavoro in apiario?
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Utilizzo un sistema che sicuramente mi porta via più tempo, ma credo che dia buoni frutti. Ho numerato tutte le arnie e lavoro con due melari numerati per far sì che ad ogni melario corrisponda la stessa arnia. Più semplicemente, non scambio mai il melario di una famiglia con quello delle altre. Ciò mi consente di non mescolare la flora microbica presente in una famiglia con un’altra. La ragione è semplice: la mia esperienza apistica mi ha insegnato che le patologie si possono trasferire tra gli alveari. Cerco di imparare dalle api. Ad esempio, se un’ape bottinatrice tenta di entrare in un’altra famiglia le api guardiane la fanno entrare con sospetto. Perché io, allora, dovrei inserire un melario o un telaino, diverso di odori e di flora microbica, in un’altra famiglia? In definitiva, cerco di rendere più facile la vita delle api, dando sempre lo stesso materiale. Numero anche i telaini del melario con lo stesso numero della famiglia, e ogni telaino è provvisto di una righetta che indica la sua posizione precisa all’interno del melario. Ricordo che le api non costruiscono perfettamente i loro telaini e quindi ci sono anche delle deformazioni. Dunque, se interpongo i telaini in una posizione diversa, magari l’interspazio può essere troppo o poco, e ciò obbliga le api a fare altro lavoro oppure a creare un telaino molto deforme che crea non poche difficoltà quando vado a smielare. Invece con questo sistema di numerazione ho dei telaini molto uniformi.
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Come lotta contro la varroa? |
Cerco di usare dei prodotti organici e non di sintesi chimica. Ad esempio, per il trattamento tampone, viene fatto i primi di agosto subito dopo la smielatura, ricorro all’Apiguard. Nella pianura pontina, in alcune giornate, si registrano temperature molto elevate e utilizzando un altro formulato di timolo le evaporazioni potrebbero essere eccessive all’interno dell’arnia e ciò può mettere in difficoltà alcune famiglie. Mentre con Apiguard il rilascio del timolo è graduale a seconda della temperatura e la famiglia si adatta alle esalazioni. A questo punto lascio la prima vaschetta per circa 13 giorni, per far adattare le api, successivamente le tratto con l’Api Life Var che è molto più intenso come percentuale di timolo e che dunque somministro sempre con gradualità.
Non metto mai due tavolette insieme nello stesso trattamento, consulto le previsioni del tempo, verificando quale sarà l’andamento climatico dei giorni successivi così riesco a regolare la quantità di timolo da inserire. Parto da mezza tavoletta per arrivare a poco più di una, ed ecco che il trattamento tampone è fatto.
In seguito, passo alla fase autunnale dove effettuo un richiamo con acido ossalico, non più in soluzione zuccherina come si faceva prima ma sublimata, perché l’alto tasso di umidità della zona non mi permette di aggiungere altro liquido all’interno della famiglia: si potrebbero creare muffe e nelle giornate più fredde seri problemi alle api. Infine la fase primaverile. Qui pratico di nuovo un richiamo con acido ossalico sublimato. Quando si catturano gli sciami, poi, io consiglio dopo qualche giorno che si sono estesi bene nei telaini, non c’è ancora presenza di covata e la regina non ha deposto, di fare un trattamento con acido lattico.
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Pratica il nomadismo? |
Qui nell’Agro Pontino, noi che pratichiamo l’Apicoltura stanziale, soffriamo molto quando vediamo arrivare camion carichi di alveari da tutta Italia per bottinare il nostro eucalipto. Non sono favorevole al nomadismo perché ritengo che ogni Apicoltore debba adattarsi alle disponibilità che gli offre il suo territorio. Il “mordi e fuggi”, non ha senso. Che senso ha venire quì e portare api per raccogliere il miele per poi scappare di nuovo per andare su una successiva fioritura? Ritengo che i nomadi debbano essere più rispettosi degli habitat che vanno a visitare: portano gli alveari in un posto e magari hanno famiglie ammalate e non si curano di riportarle indietro ma, indifferenti, le lasciano nell’Agro Pontino. Spesso, non riportano indietro neppure l’arnia. Così alla fine ci ritroviamo con delle famiglie che sono malate che rimangono nel nostro territorio e che creano grandi problemi a livello sanitario per noi che siamo stanziali e che cerchiamo di fare un lavoro quasi certosino. Credo che il nomadismo dovrebbe essere maggiormente regolamentato.
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Cosa pensa dell’effetto sciamatura? |
Mi dà la sensazione del mondo che rinasce. C’è il rinnovamento, la vita che ricomincia e così le famiglie si perpetuano, rinascono. Ho la forte percezione che la vita continua e che occorre andare avanti e che dopo di noi verrà qualcun altro e che dobbiamo lasciare questo mondo nel miglior modo possibile. Le api ci dicono che riescono ad abbandonare il loro ambiente sicuro, tranquillo per costruire un’altra realtà, da un’altra parte. Lo fanno con spirito profondo e ci insegnano che è sempre possibile ricominciare. La sciamatura non è un comportamento utilitaristico ma ci riempie di gioia, anche se l’Apicoltore non la vive bene quando è eccessiva, ma questo dipende anche dal mondo con cui si conduce l’apiario.
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Cosa rappresentano le Api per lei? |
Molto, perché mi hanno fatto riscoprire un mondo nuovo a cui io non davo alcuna importanza e mi hanno insegnato uno stile di vita e un modo di convivere con la natura che è favoloso. Perché nel mondo delle api non ci sono leggi e sono tutte sorelle, si difendono, si tutelano fino alla morte affinché rimanga il corpo famiglia. Trasmettono i valori che oggi giorno si sono persi nella società degli uomini. Traggo esempio dalla loro laboriosità: il loro lavoro continuo, dalla mattina quando sorge il sole fino al tramonto, senza avvertire la fatica mi dà la carica. Le api mi hanno insegnato a “sentire” le stagioni, mi hanno fatto riassaporare quei ritmi che nella frenesia della vita moderna sono andati in fumo.
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Che consiglio darebbe agli apicoltori? |
Il primo consiglio che mi sento di dare ad un giovane che inizia questo meraviglioso percorso è di avere molta pazienza, di inserirsi in questo mondo senza avere nessuna ambizione di guadagno immediato.
Deve vivere un rapporto sereno con l’ape, ed avvicinarsi a lei anche per farsi pungere, senza aver paura di quest’insetto inizialmente così misterioso e affascinante.
Consiglio inizialmente di appoggiarsi ad un’Apicoltore esperto in modo che gli dia i primi consigli.
Altro strumento che suggerisco è quello della lettura: la rivista Apitalia, importante per inquadrare correttamente la propria attività apistica, i libri per approfondire temi particolari. Inutile, infine, che io raccomandi a tutti i giovani che si avvicinano al mondo delle api, che è diventato fondamentale il rapporto con una Associazione apistica.
Il monito più importante è comunque quello di avere sempre il massimo rispetto per l’ape e per l’ambiente: è grazie al loro insegnamento che auguro ai giovani di trovare la forza per imparare a condurre una vita a misura d’uomo.
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